Alfred Hitchcock diceva che, se in scena appare una pistola, è certo che prima o poi sparerà. Dopo anni e anni a vedere film possiamo anche proporre una variazione a questa regola, con un’altra massima. Se in scena c’è una maestosa e grande scalinata, è certo che qualcuno prima o poi ci cadrà. Non è uno spoiler, badate bene: nel film Una di famiglia – The Housemaid di Paul Feig, thriller psicologico e operetta morale travestito da thriller erotico, in uscita al cinema il 1 gennaio con 01 Distribution, ci sono vari personaggi e non è scontato chi sarà a cadere. Ma la scalinata, e tutta quella casa troppo grande, troppo pulita, troppo perfetta sono fatte apposta per essere lo scenario di qualcosa di decisivo. E accadrà dopo oltre due ore di cambi di prospettiva e colpi di scena che rendono Una di famiglia – The Housemaid un film godibile.
Una di famiglia, ispirato all’omonimo bestseller di Freida MacFadden, è un racconto di tensione, desiderio e inganni ambientato nel cuore dell’alta società, dove niente è come sembra e la perfezione è solo apparenza. Millie (Sydney Sweeney), giovane donna in fuga dal proprio passato, accetta un lavoro come domestica nella sfarzosa villa di Nina (Amanda Seyfried) e Andrew Winchester (Brandon Sklenar). Quello che inizialmente appare come il lavoro dei sogni e l’opportunità per ricominciare, si trasforma rapidamente in un sottile gioco fatto di segreti, seduzione, scandali e potere.
Possiamo prendere Una di famiglia da vari punti di vista. Per molti sarà soprattutto il nuovo film con Sydney Sweeney, l’attrice americana che, dalle prime scene in cui appariva nella serie tv Euphoria, ci è sembrata destinata a un destino da star del cinema. Il suo destino si è compiuto, e ora Hollywood la sta utilizzando come si faceva una volta con le dive, inserendola in progetti di vario tipo ma puntando forte sul suo appeal. Detto che i nuovi divi non hanno la certezza matematica degli incassi come quelli di venti o trent’anni fa, abbiamo visto l’attrice ovunque. Nei cinecomic (Madame Web), negli horror (Immaculate – La prescelta), nella commedia romantica (Tutti tranne te). Dopo il thriller una di famiglia, la vedremo nel film d’autore Christy, uno di quei film dove prova a trasformarsi per far uscire la sua bravura.
Una di famiglia è costruito intorno a lei. E ruota intorno al suo volto e al suo corpo, che, tra le immagini in scena e quelle fuori scena (vedi i red carpet), Hollywood non smette di rimarcare. In questo film l’attrice vive un’evoluzione: dalle prime scene in cui viene presentata senza trucco e con gli occhiali, per contenerne la bellezza, a quelle in cui è in scena in abiti naturali, ma anche succinti, in modo da cominciare a far intuire il fascino, fino alla svolta in abiti eleganti sui toni del bianco e l’annunciato nudo a svelare il corpo perfetto e funzionale alla storia.
Il controcampo di Sydney Sweeney è Amanda Seyfried, che era la Sweeney di qualche anno fa. Entrambe alte, bionde e dagli occhi azzurri, in scena le due sono uno lo specchio dell’altra: simili, opposte, distanti, forse rivali. In realtà più simili di quanto potrebbero, e potremmo, credere. Il film, man mano che procede, svela una serie di dettagli sul passato e sulla personalità delle due, e non solo. Una di famiglia è un film che sembra prevedibile – e tutta la prima parte diventa un gioco a scoprire i cliché di un certo tipo di racconto – ma che, proprio quando pensi di aver capito dove va a parare, comincia a sorprendere.
Uno modo di considerare Una di famiglia – The Housemaid è proprio quello di vederlo come un thriller ben orchestrato, un meccanismo meccanico di svolte e colpi di scena scritto ad arte per sviare e poi colpire lo spettatore, per portarlo da una parte e poi colpirlo da un’altra. Una macchina da intrattenimento che, complici i corpi degli attori, attira e poi svia, assesta un colpo e, una volta parato questo, ti colpisce da un’altra parte. In scena ci sono tutti i topoi narrativi del thriller: della scalinata abbiamo detto (spoiler: ce ne sono due…), ma ci sono anche i coltelli, gli specchi in cui qualcuno appare all’improvviso (chi di noi ha visto Attrazione fatale non si è più ripreso), la stanza isolata in cima alla casa, l’attrazione montante tra due personaggi.
Eppure, secondo noi, Una di famiglia – The Housemaid non è solo questo. Bisognerebbe leggere i contenuti e il tono del romanzo di Freida MacFadden per capire bene il materiale di partenza. Ma è una storia al femminile che mette in discussione il mito americano di matrimonio perfetto, come faceva un altro romanzo, L’amore bugiardo di Gillian Flynn da cui David Fincher aveva tratto l’ottimo Gone Girl. Una di famiglia, pur giocando con la materia del thriller, è ovviamente lontano dai toni di David Fincher. Non ne ha l’ossessività, la precisione, il veleno. Paul Feig viene dalla commedia, soprattutto quella al femminile, e vira la storia verso un’ironia beffarda e acida.
Nella storia ci sembra di vedere soprattutto una velenosa critica alla società di oggi. A un primo livello verso un maschilismo tossico e una misoginia di fondo che ormai è stata smascherata ed è uno dei temi di oggi. Ad un livello ancora ulteriore, c’è anche una critica decisa alla borghesia, ai suoi presunti privilegi, al bisogno di apparire sempre come qualcosa che rasenta la perfezione. Una di famiglia allora è un film su più livelli: il fascino di Sydney Sweeney e Amanda Seyfried, il fascino di un buon thriller. E il “fascino discreto” – si fa per dire – della borghesia.
di Maurizio Ermisino
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