Noi tutti siamo una collezione di ricordi. È questo quello che ci vuole dire Eternity, la sorprendente commedia romantica di David Freyne, con Elizabeth Olsen, Miles Teller, Callum Turner e l’attrice premio Oscar Da’Vine Joy Randolph, presentata al Torino Film Festival e al cinema il 4 dicembre con I Wonder Pictures. Chi sceglieresti tra la persona con cui hai condiviso la tua esistenza e il tuo primo grande amore? Joan, appena passata a miglior vita, ha una settimana per decidere se passare l’eternità con suo marito, deceduto pochi giorni prima di lei, o il suo primo amore, che l’ha attesa nell’aldilà per 67 anni e ora è pronto a vivere con lei il futuro che non hanno mai avuto. Tra fantasiosi corteggiamenti, passeggiate lungo viali dei ricordi e appuntamenti più o meno disastrosi, il triangolo amoroso si farà sempre più stringente e Joan dovrà affrettarsi a fare la sua scelta, a ogni costo. La star Marvel Elizabeth Olsen, Miles Teller, Callum Turner e l’attrice premio Oscar Da’Vine Joy Randolph sono gli interpreti di una commedia romantica toccante e sorprendente, un originale racconto pop sulle scelte sentimentali e sulle eterne incertezze dell’amore.
L’universo creato da David Freyne immagina che, una volta arrivati nell’aldilà, si possa scegliere l’eternità migliore dove passare tutto il resto del tempo, per sempre. E anche la persona giusta – una sola e senza possibilità di tornare indietro – con cui farlo. È una di quelle grandi idee di partenza da cui far nascere un film. A volte, quando si hanno idee così, il rischio è quello di vanificarle e di riuscire a portarle avanti solo in parte, e non mantenere le promesse inziali. Non è assolutamente questo il caso: Eternity rispetta le attese e porta avanti la storia con ritmo, romanticismo, sensualità. E una serie di colpi di scena – sono almeno tre, verso la fine – che non sono proprio scontati in una commedia romantica, genere che per sua natura è prevedibile.
David Freyne e il suo team sono bravissimi anche a dare una forma a quell’idea iniziale. Prima di farci vedere l’eternità – anzi le varie eternità possibili – ci porta nel primo stadio dell’aldilà, potremmo chiamarlo un limbo, che è il posto dove le persone si fermano in attesa della scelta. Quel limbo è tratteggiato come un hotel, accogliente ma non di lusso, un luogo rimasto sospeso nel tempo da qualche parte tra gli anni Quaranta e i Settanta. Un luogo tranquillo, dai toni pastello, delicati. Come è giusto che sia. Arrivate nell’aldilà le anime – che hanno l’aspetto che avevano nel momento più felice della loro vita – devono avere la giusta serenità per scegliere come passare il resto dei loro giorni. Le varie eternità possibili sono dei luoghi immaginari ma precisi. E ci vengono presentati, con le relative pubblicità, come dei luoghi di villeggiatura: il mare, il lago, le città.
In questo mondo si muovono degli ottimi attori. Elizabeth Olsen qui smette i panni dell’eroina Marvel e dipinge il ritratto di una donna “dolcemente complicata”. È sopraffatta dai sentimenti, sfiancata dalla pesantezza di una scelta, sull’orlo di una crisi di nervi, ma anche appassionata e passionale. Miles Teller è il compagno di una vita, porta in scena la solidità, la serenità e la sicurezza. Callum Turner è l’amore di gioventù, e in quanto tale è idealizzato, è l’attrazione e il sex appeal. Per Joan la scelta non è facile. I due sembrano due uomini agli antipodi. Eppure sono più vicini tra loro di quello che sembrano.
Noi tutti siamo una collezione di ricordi, dicevamo all’inizio. Al di là dello spunto fantastico del film, e di tutta l’aura surreale che avvolge il film, Eternity ci parla di noi, di chi siamo, e dei meccanismi che guidano le nostre decisioni e danno vita ai nostri sentimenti. Guardando il film ci si accorge che la nostra mente ricorda alcune cose e ne tralascia altre, che il ricordo di un momento particolarmente felice ed emozionante può nasconderne altri egualmente importanti, che spesso un sentimento irrazionale e improvviso ci impedisce di avere una visione chiara di noi e dei nostri rapporti.
Tra alcuni topoi narrativi delle commedie romantiche, come la stazione dei treni, e alcune lievi affinità con altri film, Eternity è una storia d’amore come non ne vedevamo da tempo. Possiamo vederlo come un film su un triangolo amoroso con un tocco fantastico, ma in realtà è molto di più. Quello di David Freyne è un film sulle vite che abbiamo vissuto e quelle che non abbiamo vissuto, ma avremmo potuto, sui rimorsi e sui rimpianti, sulle scelte che abbiamo fatto e che rifaremmo, e quelle che non ripeteremmo. È un film che ci permette davvero di guardarci dentro. È un film che non assomiglia a nessun altro. Se proprio dovessimo trovarci un riferimento, ci ha ricordato qualcosa di Questione di tempo, il film di Richard Curtis che, con un elemento fantastico, giocava sul tempo proprio per parlarci di sentimenti e di rimpianti. E anche, in parte, We Live In Time – Tutto il tempo che abbiamo, per come, in un altro modo, lavorava sull’elemento temporale per raccontare l’intensità di una relazione.
L’amore non è solo un momento felice. È tanti momenti felici. È questo che, alla fine, ci vuole dire Eternity. Ed è su questo che dobbiamo riflettere ogni volta che dobbiamo fare una scelta, ogni volta che dobbiamo fare i conti con noi stessi e quello che siamo diventati, ogni volta che siamo lì a fare i bilanci della nostra vita. Per questo Eternity è la commedia romantica più bella dell’anno. Ed è un film assolutamente da vedere.
di Maurizio Ermisino
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