Statistiche accessi

The Smashing Machine: Dwayne “The Rock” Johnson è un lottatore in una storia di ascesa e caduta. E forse da Oscar

The Smashing Machine: Dwayne “The Rock” Johnson è un lottatore in una storia di ascesa e caduta. E forse da Oscar

“E ora la fine è vicina. E quindi affronto l’ultimo sipario. Amico mio, lo dirò chiaramente. Ti dico qual è la mia situazione, della quale sono certo. Ho vissuto una vita piena. Ho viaggiato su tutte le strade. Ma più, molto più di questo, l’ho fatto alla mia maniera”. Sono le parole di My Way, la canzone nota per la sua interpretazione di Frank Sinatra, ma che in questo film ascoltiamo nella versione di Elvis Presley, il Re del Rock. La canzone, e anche il suo interprete, hanno perfettamente senso nel racconto di The Smashing Machine, il film di Benny Safdie con Dwayne “The Rock” Johnson nei panni di Mark Kerr, lottatore salito sul tetto del mondo, caduto giù rovinosamente e risalito. Tutto ha perfettamente senso perché, nel suo ambito, Mark è stato il Re, proprio come Elvis nel rock. E perché quello che ha fatto, Mark lo ha fatto alla sua maniera, senza ascoltare nessuno, andando dritto per la sua strada. Anche sbagliando. My Way scorre sulle immagini di una sequenza di allenamento che è un classico dei film di epica sportiva. Sui fotogrammi di quel tipo siamo abituati a sentire la fanfara di Bill Conti, la musica di Rocky, o cose simili. E invece arriva questa musica. Perché la cifra di The Smashing Machine è questa: è un film anti-climatico e anti-epico. Dopo essere stato presentato al Festival di Venezia, dove ha vinto il Leone d’Argento per la regia, The Smashing Machine arriva al cinema il 19 novembre. E forse lo vedremo concorrere agli Oscar.

The Smashing Machine è tratto storia vera. Dwayne “The Rock” Johnson è la leggenda del ring Mark Kerr, un atleta che ha fatto la storia degli sport da combattimento. Incontro dopo incontro, battaglia dopo battaglia, Kerr affrontava ogni sfida a testa bassa, anche quando le luci della ribalta rischiavano di proiettare ombre troppo lunghe, dentro e fuori dal ring. Dwayne Johnson è in stato di grazia, probabilmente nel ruolo della vita, e forse è da Oscar. Emily Blunt, al suo fianco, non è da meno.

The Smashing Machine è una storia di ascesa e caduta, di dipendenza e liberazione. È una storia a cui abbiamo assistito tante volte, certo (pensiamo a The Wrestler, di Darren Aronofsky, con Mickey Rourke, ma anche ad alcuni capitoli dello stesso Rocky). Eppure è raccontata in modo diverso. Gli incontri sono importanti, certo, ma Safdie sembra voler puntare più sulla dimensione intima, personale. Di fatto, il film si snoda tra due “ring”, due quadrati, due ambienti chiusi e claustrofobici: il ring vero e proprio dei combattimenti e le stanze della casa di Mark, una casa grande e comoda, ma che sembra angusta, stretta per lui e la sua fidanzata. Sul ring avvengono combattimenti, si prendono colpi dolorosi. Ma è altrettanto doloroso quello che avviene in casa. Le liti, i rimpianti, gli abbandoni. L’inizio – e poi la fine – della dipendenza dagli antidolorifici che sarà la sfida più dura da affrontare per Mark.

Benny Safdie prova a farci entrare davvero nel mondo di Mark, nella sua testa, tumefatta fuori e tormentata dentro. Prova a farci capire perché un uomo deve rischiare tanto, farsi così male, tanto da restare segnato per tutta la vita. Non è una cosa che si fa per soldi. Sì, ci sono anche quelli, ma non è quella la vera ragione. La lotta è qualcosa di più viscerale, un bisogno primordiale, innato, essenziale. Qualcosa che riconnette con se stessi, con l’io più profondo. Un po’ come accadeva per la lotta in Fight Club. Vincere è una droga, ne vuoi sempre di più. E la sconfitta non è contemplata. Così, quando arriva, è ingestibile

Come vi abbiamo detto, The Smashing Machine è un film visto tante volte e allo stesso tempo è un film nuovo. Questione di regia, di scelte, di dettagli. Safdie usa spesso la macchina da presa a mano, all’altezza dei personaggi, in modo da portarci in mezzo a loro. E questo, come sappiamo, è un modo per mettersi al loro livello anche a livello metaforico, non giudicarli, provare a entrare in empatia senza alcun pregiudizio o sentenza. Ed è proprio questa una delle scelte vincenti del film.

Ma The Smashing Machine ha un uso eccezionale della musica. La colonna sonora di Nala Sinephro, a tratti eterea, a tratti dissonante, nelle scene dei combattimenti riesce ad evocare perfettamente il dolore fisico. I toni acuti sottolineano in modo inequivocabile le fitte per i colpi subiti. Altri toni più cupi, più sordi, accompagnano alcuni colpi più duri. Quel suono simile a un rombo, certi bassi potenti sottolineano quel senso di confusione e intontimento che vive chi è uscito da un combattimento in cui ha preso colpi ovunque, anche in testa. Nella colonna sonora ci sono anche delle grandi canzoni di repertorio. Oltre alla già citata My Way ascoltiamo Jungleland di Bruce Springsteen, Tempted degli Squeeze, Limelight degli Alan Parsons Project e Rhythm of My Heart di Rod Stewart.

The Smashing Machine è un film che vive su un contrasto insito in Mark, quello tra la sua furia cieca sul ring e i suoi modi miti una volta fuori dal quadrato, tra una vita vissuta al massimo durante le gare e in maniera normalissima nella quotidianità. Tutto vive sul corpo di The Rock, un corpo tonico, mastodontico, più di quello che eravamo abituati a vedere, e su un volto che, aiutato dal trucco prostetico per cercare la somiglianza con Mark, riesce a far trasudare uno sguardo che in Dwayne Johnson non avevamo mai visto. Quello che esce è un ritratto di grande umanità. Così, una volta finito il film, ci restano in mente quei versi, che sembrano scritti proprio per Mark. “Rimpianti, ne ho avuto qualcuno. Ma ancora, troppo pochi per citarli. Ho fatto quello che dovevo fare. Ho visto tutto senza risparmiarmi nulla. Ho programmato ogni percorso. Ogni passo attento lungo la strada. Ma più, molto più di questo, l’ho fatto alla mia maniera”.

di Maurizio Ermisino

Questo slideshow richiede JavaScript.

Ultime News

Ti potrebbero interessare Magazine Webtic