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Superman: James Gunn riporta all’eroe i colori, il pop e il cuore

Superman: James Gunn riporta all’eroe i colori, il pop e il cuore

La musica di John Williams, ma in un nuovo arrangiamento, più soffuso. Un cane che arriva di corsa, il marchio di fabbrica di James Gunn. Uno spettacolare inizio tra i ghiacci di un bianco abbagliante. E lui, Superman, che per la prima volta, o quasi, vediamo sanguinante. E sconfitto. È il nuovo Superman di James Gunn, al cinema dal 9 luglio, distribuito da Warner Bros. Come le spose, questo film ha qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato, e qualcosa di blu. Il blu è ovviamente quello della sua tuta, insieme al mantello rosso e alla grande “S” sul petto. Ma non è il blu scuro dell’ultimo Superman di Zack Snyder, visto in Man Of Steel e Justice League. È quasi un azzurro, un celeste. Quelli del nuovo uomo d’acciaio sono colori vividi e pop. E il nuovo Superman è questo: un film pop. Come lo erano i film di Richard Donner, ma in fondo in maniera diversa. Quelli erano pop in maniera naturale, perché erano gli anni Ottanta e il modo di raccontare i supereroi, e l’avventura in generale, era quello. Qui, invece, è tutto studiato. Dopo anni in cui nei cinecomic gli eroi sono diventati oscuri, tormentati, problematici, tornare ad essere luminosi e leggeri è una scelta precisa. E James Gunn è stato scelto per questo. Dopo il successo de I guardiani della galassia, che apparteneva all’universo Marvel, è stato chiamato da Warner e DC per riportare l’ironia e il divertimento nel nuovo DC Expanded Universe. Di cui questo Superman è solo l’inizio.

La cosa che colpisce subito del Superman di James Gunn è che non ci sono origin story, non c’è il pianeta Krypton e il razzo che porta il bambino sulla Terra. Il regista lo ha detto: è una storia raccontata già troppe volte e la sappiamo tutti. Così la nuova storia inizia in medias res, con il personaggio che vive già tra gli umani, è conosciuto e accettato (o osteggiato, a seconda dei punti di vista). Di fatto, quando il film inizia, è come se stessimo già assistendo al capitolo 2. E, in fondo, anche al 3, per come Gunn affastella storie, trame e sottotrame, personaggi principali e minori, protagonisti e antagonisti, testi e sottotesti. Ma, soprattutto, Superman inizia con l’eroe che ha subito la prima, dolorosa, sconfitta.

L’uomo d’acciaio, infatti, ha perso la sua battaglia contro un robot, creato ad arte da Lex Luthor, magnate della tecnologia e degli armamenti, per avere la forza e anche le mosse giuste per sconfiggere Superman. Che, nel frattempo, è finito al centro di un caso internazionale: uno stato alleato degli USA ha attaccato uno stato più piccolo, in teoria per liberarlo da una dittatura, e il nostro eroe si è messo di mezzo, fuori da ogni logica politica, per salvare delle persone. Ma i problemi non finiscono qui: Luthor ha anche messo in atto una potente campagna di fake news per distruggere la sua reputazione tra le persone. È la società di oggi, quella dei social media. E neanche un supereroe può sfuggire a questo.

Uno dei punti di forza del nuovo Superman è proprio questo. Calare profondamente l’eroe, il mito, nel mondo di oggi, nel 2025. Così Lex Luthor, acerrimo nemico dell’Uomo d’acciaio nei secoli dei secoli, oggi è un signore della guerra che fornisce armi per milioni e milioni di dollari a uno stato guidato da un premier guerrafondaio che vuole attaccare una popolazione indifesa, con delle motivazioni molto discutibili. Vi ricorda qualcosa? Nel 2025 un tycoon della tecnologia è in grado di controllare i media, l’informazione, influenzare le coscienze delle masse e le decisioni della politica. Vi ricorda qualcosa? Nel 2025 è difficile distinguere il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato, l’informazione dalla disinformazione. Superman è un alieno che vorrebbe salvarci, ma si deve scontrare, oggi più che mai, con la nostra enorme capacità di farci del male da soli.

Alla visione del mondo di oggi, Superman affianca anche un ritratto intimo dell’Uomo d’acciaio. Un eroe in crisi d’identità quando apprende che, forse, il fine con cui i suoi genitori naturali lo avevano mandato sulla Terra non era quello che pensava. E che, grazie ai genitori adottivi, quelli terrestri, impara che “i genitori non esistono per dire ai figli cosa devono essere”, ma che sono “le scelte, le azioni quelle che fanno di noi quello che siamo”. Quello di James Gunn è un Superman che soffre spesso, e non solo per i suoi dubbi interiori. Sanguina, perde il respiro, ha le ossa rotte. Se Richard Donner, negli anni Ottanta, si sforzava non poco di creare difficoltà a un essere di per sé invincibile, Gunn crea avversari sempre più pericolosi, forti, perfidi, perché siano all’altezza di Superman.

Forse uno dei problemi del film è proprio qui. Come dicevamo, ci sono tantissimi personaggi, tantissime storie che si affastellano l’una sull’altra: è un problema di cui, solitamente, soffrono i capitoli successivi di un film, i numeri 2 o i numeri 3. James Gunn sembra essere preso da una sorta di terror vacui, dalla paura che il ritorno in grande stile di Superman, quello che detterà la linea di tutto il nuovo universo DC, possa non essere all’altezza. E allora tante storie, tanti personaggi, tante trovate (tra cui “l’universo tasca” e la “Justice Gang”) che è impossibile funzionino tutte. E, a tratti, un’epica che sembra mancare e che dovrebbe essere più presente, con le immagini prima che con le parole.

Superman è comunque un film divertente, intrattenimento puro, costellato da ironia ma ricco anche di un senso del drammatico. David Corenswet, che ci era sembrato solo un attore bello e aitante, ha il fisico che serve. Ma soprattutto, nel suo volto, ha i toni del comico e del drammatico, e anche un’aria da fumetto che è perfetta. Accanto a lui Rachel Brosnahan è una Lois Lane decisa e agguerrita come lo sono le donne dei nostri tempi: è una fuoriclasse e aggiorna notevolmente il personaggio, che è molto più della donna dell’eroe. E Nicholas Hoult è un perfetto, mefistofelico Lex Luthor, che mette in scena il peccato simbolo dei nostri giorni: l’invidia. E, attenzione a Krypto, il supercane di Superman, personaggio irresistibile e centrale nel film. Nelle sue altre opere James Gunn ci ha dimostrato di amare gli animali, e in questo film rende questo amore ancora più evidente. Perché, se il cervello può battere i muscoli, è il cuore il muscolo che può battere ogni altra cosa. E quel cuore, come sappiamo, può averlo un cagnolino. E può averlo Superman, un alieno che è molto più umano di noi.

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