“A nessuno interessa più di questi animali”. Il Professor Henry Loomis, paleontologo, sta parlando dei dinosauri. Il museo di storia naturale non ha più le lunghe code fuori dall’entrata come un tempo, e la sezione dedicata ai dinosauri sta per chiudere. Lo sentiamo dire questo in una delle prime sequenze di Jurassic World – La rinascita (Jurassic World Rebirth), il nuovo film della saga iniziata dal 1993 da Steven Spielberg, che arriva nelle nostre sale dal 2 luglio. Ma sembra quasi parlare di un’altra cosa, e non solo alla sua interlocutrice, Zora Bennett, ma a tutto il pubblico. Sì, perché dopo il fallimentare Jurassic World – Il dominio, del 2022, che aveva chiuso male la seconda trilogia della saga, iniziata da Jurassic World nel 2015, l’interesse per i dinosauri, intesi come cinema, sembrava scemato. E la saga sembrava davvero morta. Non è un caso che il nuovo film si chiami Jurassic World – La rinascita: questo titolo non ha a che fare solo con la storia a cui assistiamo. Ma sembra auspicare davvero una rinascita per una saga che, appunto, sembrava ormai essere finita.
Sono passati 32 anni dall’arrivo dei dinosauri, attraverso un processo di clonazione, sul nostro pianeta. Li avevamo lasciati ormai inseriti nel nostro mondo, a coesistere con noi. Ma il nuovo inizio della storia ci racconta che il clima e le malattie, in realtà, li hanno eliminati. Sopravvivono solo in alcune zone dove il clima li aiuta e c’è più ossigeno, vicino all’equatore. E dove è proibito recarsi. Zora Bennett (Scarlett Johansson), mercenaria ed ex militare specialista in estrazioni, viene inviata con un piccolo commando in un’isola per prendere dei campioni di sangue di alcuni dinosauri. Si crede, infatti, che contengano delle sostanze che, se riprodotte, potrebbero servire all’industria farmaceutica per creare un farmaco capace di curare le malattie al cuore. Con lei ci sono Henry Loomis (Jonathan Bailey), paleontologo, e Duncan Kincaid (Mahershala Ali), capo squadra. Arrivati in loco, però, scoprono che l’isola in cui si trovano è la gemella di quella in cui si trovava il primo Jurassic Park. Era l’isola dove si sperimentava con la genetica per creare nuove specie. I più “presentabili” venivano portati al parco ed esibiti. I più “mostruosi” rimanevano sulla seconda isola. E quindi sono ancora lì…
L’interesse del pubblico verso i dinosauri sembra essere scemato, nella storia a cui assistiamo. Ma l’interesse del pubblico verso la saga di Jurassic Park / Jurassic World qual è oggi? Ce lo dirà il box office, ma è difficile capirlo. Il primo film di Stevan Spielberg è considerato ancora oggi un cult, è un film che ha fatto innamorare decine di appassionati che oggi sono diventati registi. Come dicevamo, il termine “rinascita”; più che per la storia del film, sembra avere senso a livello metacinematografico, riferito cioè alla saga e alla possibilità che ci possa ancora emozionare. Da quando Steven Spielberg diede il via a tutto, questo è già il terzo inizio. La prima trilogia era andata benissimo con i primi due Jurassic Park diretti da Spielberg, un po’ meno bene con il terzo film, che però dava comunque spunti interessanti. La prima rinascita si era avuta con la seconda trilogia, iniziata con Jurassic World e continuata con Jurassic World – Il regno distrutto, diretto in chiave horror da Juan Antonio Bayona, poi “censurato” nei suoi aspetti più spaventosi. Era andata malissimo con il terzo, Jurassic World – Il dominio, che aveva snaturato proprio il senso della saga. E ora?
Per riportare la saga ai suoi fasti, per farla rinascere, si prova a riportare Jurassic World ai suoi inizi. Non più ai dinosauri tra noi, nelle città, ma in un’isola come quella dove tutto è iniziato, lussureggiante e misteriosa. E, soprattutto, a ricostruire quel senso di meraviglia e di magia, di paura e di ignoto che era il primo Jurassic Park. Intere generazioni di artisti parlano di innamoramento per il cinema pensando alla scena della prima apparizione del T-Rex nel film del 1993. Gareth Edwards, il regista, grazie anche alla sceneggiatura di David Koepp che aveva scritto i primi due film) fa di tutto per farci rivivere il senso di meraviglia di quell’apparizione il più volte possibile, quasi all’infinito, durante Jurassic World – La rinascita. Fa sparire i dinosauri e li fa apparire da un’altra angolazione, li fa comparire di sorpresa, quando o dove non ce li aspettiamo. Altre volte crea l’attesa giusta per il loro arrivo. Insomma, sono loro le star del film, e la regia crea ogni volta l’ingresso in scena che meritano.
A proposito di star, però, la saga di Jurassic World stavolta punta forte su una diva conclamata del cinema come Scarlett Johansson. Ed è anche un ribaltamento di punti di vista. In qualche modo è lei il supereroe della situazione, il personaggio con più appeal, che è un po’ il ruolo che era di Jeff Goldblum nei primi film. Lei è il personaggio d’azione, quella che tira gli altri fuori dall’impasse. Mentre il professor Loomis di Jonathan Bailey, stavolta, è la parte più intellettuale, colta, sensibile, quello che dice che noi “non dominiamo la Terra, pensiamo solo di farlo” e che “la scienza deve essere per tutti”. Scarlett Johansson, che è stata Black Widow, è perfetta come donna d’azione.
Gareth Edwars non è un regista qualunque. È colui che, con Rogue One – A Star Wars Story, è riuscito a firmare forse il miglior film della saga dopo quelli del canone di George Lucas, alias i primi sei. Ha dimostrato di essere rispettoso delle materie sacre, come la saga di Star Wars e come quella di Jurassic Park, di saperle maneggiare con cura senza tradirle eppure portando qualcosa di nuovo. Anche in Jurassic World – La rinascita fa la stessa cosa che aveva fatto in Rogue One: studio, rispetto e attenzione agli originali, valorizzazione dell’eredità ma con un tocco nuovo. Se questo film è davvero una rinascita il merito è anche e soprattutto suo.
Jurassic World – La rinascita è in realtà un doppio omaggio a Steven Spielberg. La prima, lunga parte è un interessante, ed emozionante, crossover tra Jurassic Park e Lo squalo, ambientato in mare, con un megalodonte nei panni che erano dello squalo. La seconda parte è invece il tentativo di tornare all’isola del primo Jurassic Park (è un’isola gemella, ma l’atmosfera è quella). Dall’idea del primo film (poi ripresa anche dai successivi) viene anche l’idea di rappresentare una famiglia: stavolta è un padre divorziato, con due figlie e il fidanzato scioperato di una di loro.
Per la prima volta il mondo di Jurassic Park ha davvero a che fare con il mostruoso. In tutti i film della saga, infatti, dinosauri, seppur in grado di mettere paura, erano sempre da ammirare nella loro maestosa bellezza. Era così anche quando, nella seconda trilogia, entravano in scena degli incroci, dei sauri geneticamente modificati. I mutanti ci sono anche qui, ma a un certo punto del film viene messo in chiaro che sono quelli troppo spaventosi per essere esibiti, quelli mostruosi, quelli impresentabili. Questa premesse permette a Edwards di riscrivere le regole del gioco, di muoversi in un mondo nuovo, di giocare in modo diverso con la paura. Che sia l’inizio di una nuova trilogia, o che sia un film stand alone, lo decideranno probabilmente gli incassi. Ma possiamo dire che il nuovo Jurassic World è una bella rinascita.
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it
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