“Viviamo e lottiamo nell’ombra. Per chi ci sta a cuore e per chi non conosceremo mai”. È questo il motto di chi lavora per la Mission Impossible Force. È da qui che comincia anche il capitolo finale della saga, Mission: Impossible – The Final Reckoning, il nuovo film con Tom Cruise diretto da in uscita al cinema da 22 maggio dopo la presentazione al Festival di Cannes. Ed è anche da questa frase che si possono intuire tante cose che, lette tra le righe, fanno di un film che è intrattenimento puro, e di altissimo livello, anche uno specchio dei nostri tempi e delle nostre paure.
Ethan Hunt e la squadra dell’IMF devono rintracciare una nuova arma terrificante che minaccia l’intera umanità se cade nelle mani sbagliate. La chiamano semplicemente l’Entità: è un’Intelligenza Artificiale che ha preso il controllo dei mezzi di informazione. In questo modo nazioni e popoli non sanno più a che cosa credere. Con il controllo del futuro e il destino del mondo in gioco, inizia una corsa mortale intorno al globo.
Ricordate la zampa di lepre? Era il MacGuffin hitchcockiano di Mission: Impossible III, il film diretto da J.J. Abrams, il misterioso oggetto che Ethan Hunt doveva rubare per liberare sua moglie, presa in ostaggio. Non abbiamo mai saputo che cosa fosse la zampa di lepre. Ora sappiamo che è collegata direttamente all’Entità. Tutto l’ultimo Mission: Impossible è così, un continuo gioco di rimandi all’intera saga, con flasbhack, oggetti e personaggi che ritornano, perché il film sia un omaggio a una saga che è durata 35 anni, e per creare mistero intorno a una trama che è complessa, se la si vuol vedere in un modo, semplice se la si intende in un altro
Mission: Impossible – The Final Reckoning è spettacolo cinematografico puro. Rilegge il film action e di spionaggio e lo porta a un livello successivo. Gioca con le nostre paure e con le ombre dei nostri anni. È un racconto apocalittico, ma non lo è nel modo in cui lo erano i film una volta, o come li abbiamo sempre immaginati. Il nuovo film con Tom Cruise ci fa vedere la fine del mondo, ma immagina che questa sia creata dalle Intelligenze Artificiali. E non in un futuro prossimo venturo, ma oggi. È un tema che era presente anche nel mondo di James Bond e, in fondo, di quasi tutte le spy story dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. Ma lì era ancora l’incubo nucleare legato alla Guerra Fredda. Qui è qualcosa di diverso, e sembra proprio il mondo di oggi: tutti contro tutti, senza sapere qual è la parte giusta dove stare. Senza sapere più a chi e a cosa credere.
Mission: Impossible Final Reckoning suggerisce che a portare i Paesi l’uno contro l’altro sia stata questa Entità, cioè l’Intelligenza Artificiale. E la riflessione su questa tecnologia è importante. Ma potete immaginare questa storia anche in un altro modo. Potete immaginare che il “nemico” che sta rendendo “nemiche” tutte le nazioni sia la disinformazione, la diffidenza, il pregiudizio, il mancato dialogo. Che sia un’Entità, o che sia l’uomo a creare questo, il discorso non cambia molto. Senza dialogo rischiamo la fine.
Una storia che è azione, suspense, adrenalina, è costruita intorno a quello che, man mano che la saga è andata avanti nel tempo, è diventato uno dei temi del film: è il senso di colpa di Ethan Hunt, il peso delle sue scelte e delle loro conseguenze, l’eterno dilemma tra il salvare chi ama e salvare il mondo.
Tom Cruise e Christopher McQuarrie cambiano anche la formula del loro Mission: Impossible. Il classico film della saga era tutto nel precedente capitolo, con le classiche evoluzioni acrobatiche e scene spettacolari all’aria aperta. Gran parte di questo film è cupo, claustrofobico. Vive in posti chiusi, un sottomarino caduto negli abissi dei mari, nei sotterranei di Londra, in centri di ricerca tra i ghiacci. E, ancora, nelle stanze del potere e nelle war room di chi ha i pulsanti per far saltare il mondo. Si riserva per l’ultima mezz’ora una delle scene più spettacolari dell’intera saga e della storia del cinema d’azione: un combattimento in volo con due aerei d’epoca, che sembrano usciti da Angeli dell’inferno di Howard Hughes. Girata, come sapete, direttamente da Tom Cruise.
Mission: Impossible – The Final Reckoning ci spiega come si fanno davvero i film d’azione. Non con un montaggio di sequenze action una dietro l’altra. Ma con la giusta attesa tra una scena e l’altra, con la giusta psicologia e un grande senso della suspense. Parliamo proprio di quella suspense hitchcockiana, quella per cui se sappiamo che una bomba sta per esplodere, restiamo, in completa tensione, in attesa che lo faccia. Qui di bombe ce ne sono molte di più: tutti gli arsenali nucleari del mondo.
Mission: Impossible – The Final Reckoningci fa capire che la vita può decidersi in un batter di ciglia. E che condividiamo la stessa sorte, lo stesso futuro, che altro non è che la somma delle nostre decisioni. E che dobbiamo impegnarci, per chi ci sta a cuore, ma anche per chi non conosceremo mai. Pensate a questi concetti e a quello che sta succedendo nel mondo oggi. E vi verranno i brividi.
di Maurizio Ermisino
Questo slideshow richiede JavaScript.