“Let Me Entertain You”, lasciate che vi intrattenga, canta Robbie Williams sui titoli di testa di Better Man, il film che racconta la sua vita in modo mai visto prima, in uscita il 1 gennaio al cinema. Robbie Williams è questo: un vero, grande intrattenitore, probabilmente “the greatest showman”, come recitava il titolo del film precedente del regista Michael Gracey. Robbie Williams non manca ogni volta di sorprenderci. Better Man è un biopic senza esserlo. È un musical, un’opera rock, un film live action misto ad animazione, un viaggio nella sua vita dagli anni Ottanta a oggi, passando per i Novanta, il momento della sua esplosione. Robbie è interpretato da un attore, ma il suo volto, grazie alla computer grafica, è quello di una scimmia, perché, dice lui è così che si vede, fin da piccolo: un buffone, un pagliaccio, l’ultimo della classe. E anche della band che lo ha lanciato, i Take That. Oggi, dei cinque ragazzi che formavano la band, è l’unico che è davvero diventato grande. E l’unico che ha delle grandi canzoni, le canzoni che sono rimaste. Better Man ci vuole raccontare anche questo. Arrivate fino alla fine: guardando quella scimmia, quegli occhi lucidi (sono davvero i suoi occhi, scannerizzati e ricreati al computer per essere reali), crederete davvero che sia Robbie. E vi ritroverete con gli occhi lucidi anche voi.
Il nome Robbie Williams lo ha scelto Nigel Martin Smith, il manager dei Take That. Prima lui è sempre stato solo Robert. “Odiavo il nome Robbie” sentiamo dire dalla voce narrante nel film. “Ma è l’unica cosa buona che Nigel ha fatto per me. Diventai un personaggio”. Come per tutte le star anche Robbie Williams è diventato un personaggio diventa che arriva prima della persona, e in pratica ne prende il posto. Questa cosa, quasi sempre si paga: e nel fatto di Robbie Williams tutto questo è evidente. Lo vediamo in Better Man, e lo vediamo anche nella bellissima serie Robbie Wiliams, su Netflix: un documentario che è complementare a questo film e che vi consigliamo di vedere. Sia in quel caso che in questo film vediamo un Robbie Williams insicuro, disorientato dal successo e dall’attenzione, sebbene li volesse da sempre, perché il padre gli diceva che, “o hai quella cosa o non sei nessuno”, Robbie andava sul palco recitando un ruolo. “Salivo sul palco e mi comportavo da gladiatore”.
Better Man è un film catartico. E anche un film che ci riguarda tutti. Chi di noi non si è mai sentito quello inadeguato? Robbie Williams si è sempre sentito così. Anche tra i Take That sembrava quello meno talentuoso. Eppure è diventato il più grande. Better Man è un film visionario e schizofrenico: se ricostruisce la realtà, l’Inghilterra degli anni Novanta, poi va in una direzione completamente fantasiosa, dando al protagonista il look di una scimmia. Proprio per questo senso è un anti-biopic musicale: i film di questo tipo cercano l’aderenza e la somiglianza degli attori all’originale (vedi Bohemian Rhapsody), mentre Better Man crea un protagonista completamente diverso. Le canzoni (tutte strepitose, e non sono neanche tutte le sue hit) non arrivano in scena in ordine cronologico, ma entrano in un racconto per stati d’animo. Un po’ come avveniva in Rocketman, il film su Elton John. Better Man è un film imperdibile: dal 1 gennaio andate a vederlo, gioite, piangete e ridete insieme a Robbie. E cantate con lui: non cantare guardando questo film è impossibile. E, in alcuni cinema, usciranno delle versioni singalong (cioè karaoke) del film. Guardatelo fino alle fine. Sarete d’accordo con Robbie, quando, alla fine, vi dirà, orgoglioso: “I’m A Fucking Entertainer”.
di Maurizio Ermisino
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