“Perché non sappiamo quali belve sogna la notte, quando il buio dura così a lungo che nemmeno Dio riesce a restare sveglio”. A dieci anni dalla prima, iconica stagione, torna con un nuovo ciclo di episodi la serie crime antologica per eccellenza, True Detective. L’attesissima quarta stagione del cult HBO, True Detective: Night Country, è in onda dal 15 gennaio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, con un nuovo episodio a settimana in contemporanea con la messa in onda americana: alle 3.00 della notte fra domenica e lunedì su Sky Atlantic, per poi essere riproposto in prima serata, dalle 21.15, ogni lunedì sera. Il nuovo True Detective si apre così, con le parole di Hildred Castaigne, e con delle immagini potentissime di animali in fuga. Poco dopo siamo in una base in Alaska, dove, su una tv, va in onda Twist And Shout dei Beatles, cantata da Matthew Broderick nel film Una pazza giornata di vacanza. L’inquadratura cambia ancora. È il terzo giorno di buio, un fornitore entra nella base, quella canzone dei Beatles suona ancora in loop: ma nella base non è rimasto nessuno. A terra c’è una lingua umana mozzata. Buio, inquietante, ipnotico, True Detective è tornato, per regalarci brividi sullo schermo (siamo in Alaska) e dentro di noi.
Quando la lunga notte polare scende su Ennis, Alaska, gli otto uomini che lavorano all’interno della Tsalal Arctic Research Station svaniscono senza lasciare traccia. Per risolvere il caso, le detective Liz Danvers (Jodie Foster) e Evangeline Navarro (Kali Reis) dovranno prima confrontarsi con il loro lato oscuro, e scavare tra le inquietanti verità che giacciono sepolte sotto i ghiacci perenni. Quando le detective ritroveranno i corpi scomparsi, dovranno decifrare complessi messaggi e rispolverare un vecchio caso, prima che il ghiaccio, sciogliendosi, riporti in superficie gli orrori del passato. Come ama ripetere la detective Danvers: qual è la domanda giusta da porsi?
“When We All Fall Asleep, Where Do We Go?”, canta Billie Eilish in Bury A Friend, la canzone che è la nuova sigla di True Detective: Night Country. “Quando tutti ci addormentiamo, dove andiamo?”. La risposta è nei sogni. O negli incubi. Ed è proprio questo, un incubo, che è sempre stato il racconto di True Detective. True Detective: Night Country, questa quarta stagione, per portarci nei meandri di un incubo sceglie benissimo luoghi e ambienti. L’azione, infatti, prende il via durante l’ultimo giorno di sole dell’anno in Alaska e procede in una lunghissima notte senza fine. Già questo porta alla storia un’atmosfera cupa, opprimente, con l’idea che qualcosa di pericoloso possa accadere da un istante all’altro. Questa pennellata di nero aggiunge inquietanti strati a un mistero che già di per sé è oscuro.
Ricorderete tutti la prima, storica stagione di True Detective. Al centro c’erano due poliziotti (Matthew McConaughey e Woody Harrelson, qui in veste di produttori insieme a Cary Joji Fukunaga e Nic Pizzolatto, gli altri due artefici di quella prima stagione) che erano prima di tutto due uomini, in carne ed ossa, con i loro dolori, le loro fatiche i loro fantasmi. In questa nuova stagione ci sono al centro due donne, due detective diversissime ma fatte della stessa pasta. Sono due donne toste, dure, due combattenti. E sono accomunate da un doloroso trascorso. Sono Jodie Foster, per la prima volta in una serie tv, e Kali Reis. È emozionante vedere Jodie Foster di nuovo nel ruolo di una poliziotta a oltre trent’anni dal suo ruolo da Oscar ne Il silenzio degli innocenti. Il suo volto di porcellana ora è solcato da rughe, ed è perfetto per portare in scena il personaggio di una donna che sappiamo essere stata provata dalla vita. Una donna stanca, ma caparbia e combattiva. Kali Reis, la sua partner, ha un volto d’ebano, che due piercing d’acciaio sulle guance rendono quello di una guerriera quasi ancestrale. Anche la sua vita è stata dura, e lo è ancora.
Ritorna così anche in questa quarta stagione un classico di True Detective. L’indagine è al di fuori, è sui crimini che avvengono nella storia, ma è anche dentro di sé, nel proprio intimo, nel proprio vissuto, nelle situazioni familiari. È anche questo che intriga in un racconto di questo tipo, e che ci spinge a vedere True Detective. La serie antologica crime della HBO si conferma così un must della serialità televisiva. Questa nuova stagione è avvincente, anche se manca quel senso profondo di sporco – anche visivamente – e di malato che avvolgeva la prima, irripetibile stagione. Ma, in ogni caso, siamo a livelli di eccellenza. E allora non vi resta altro da fare che tuffarvi in questa notte senza fine.
di Maurizio Ermisino
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