C’era una volta un brutto anatroccolo. Ok, questa la conoscete già, ed è anche un’altra storia. Questa è quella dell’anatroccolo annoiato, Dax, un adolescente che è stufo della solita vita nel suo stagno e, come è giusto, ha voglia di scoprire il mondo. Ma i suoi genitori, soprattutto il papà, tenta tutto per dissuaderlo, raccontando di storie spaventose che potrebbero accadere una volta lasciata la rassicurante casa. Ricordate? Era quello che facevano altri famosi padri di fortunati film d’animazione. Lo faceva il padre di Vaiana di Oceania, e anche il nostro caro Marlin con il piccolo Nemo in Alla ricerca di Nemo. Genitori protettivi e dove trovarli. In fondo, siamo così anche noi e li capiamo bene. Per questo Prendi il volo, il nuovo film della Illumination Entertainment (i creatori di Cattivissimo Me, dei Minions e di Pets), che arriva al cinema il 7 dicembre (con alcune anteprime il 2 e il 3) è un perfetto film per famiglie, in cui tanti potranno riconoscersi. È anche il perfetto film di Natale, ma da noi in Italia esce prima. Per cui correte a vederlo. Anzi, volate!
La famiglia Mallard è intrappolata nella sua routine. Mentre papà Mack è felice di mantenere la sua famiglia al sicuro navigando all’infinito nel loro stagno del New England, mamma Pam è intenzionata a dare una scossa alla loro vita e mostrare ai loro figli – l’adolescente Dax e la giovane papera Gwen – il mondo intero. Dopo che una famiglia di anatre migratorie si posa sul loro stagno raccontando entusiasmanti storie di luoghi lontani, Pam convince Mack a intraprendere un viaggio di famiglia, passando per New York City, fino alla Jamaica tropicale. Man mano che i Mallard si dirigono verso sud per l’inverno, i loro piani ben architettati vanno rapidamente in rovina. L’esperienza li stimolerà a espandere i loro orizzonti, ad aprirsi a nuovi amici, a realizzare più di quanto avessero mai immaginato, ma soprattutto insegnerà loro più cose sull’altro – e su se stessi – di quanto avessero mai pensato.
Volate al cinema, allora, a vedere questo film. Vi ritroverete in una storia in cui ci sono delle tipologie ricorrenti, nelle famiglie come in tanti film. C’è il figlio maschio, il più grande, adolescente o preadolescente, che si innamora per la prima volta. C’è la figlia più piccola, ancora bambina, una piccola peste affettuosa e adorabile che abbraccia tutti e dice “ti preeego” irresistibile. C’è il papà ansioso e protettivo. E la mamma che, in un ribaltamento dei ruoli che rispecchia i nostri tempi, a volte è più coraggiosa di lui. E poi lo zio, il jolly che scompagina le carte, un altro classico di tanto cinema americano: vedetelo e capirete.
Con quella sua storia chiara, diretta, semplice e forte, Prendi il volo (Migration è il titolo originale) è un film coeso, che va dritto al punto e dice quello che deve dire. Eppure, in questa storia così compatta e coerente, riesce a inserire di continuo degli elementi di caratterizzazione. È come se, a ogni nuovo quadro, si passasse a un nuovo genere cinematografico, pur restando saldamente nella stessa storia. Così il primo incontro con gli aironi ci porta per qualche minuto dentro a un film horror, con quegli artigli ad annunciare l’arrivo dei nuovi personaggi, con tutto l’immaginario di tante “case nel bosco” che abbiamo visto nel cinema dell’orrore e con quella sospensione riguardo ai personaggi, buoni o cattivi, che è tipica di quel genere di film. Una volta arrivati a New York, poi, entriamo quasi in un cinecomic, con quei voli in soggettiva tra le strade e i grattacieli della Grande Mela che sembrano quelli di Spider-Man. Per un attimo finiamo in un musical, quando entriamo nel locale da sera. E poi in un thriller, con quel finto idillio nel Paradiso delle Anatre, una tranquillità che in sé contiene una certa suspense, l’attesa di qualcosa che sta per accadere. Mentre alla fine, con l’arrivo del cattivo in elicottero, siamo tra l’action e il war movie. Che ci porta poi verso il finale.
Questo Prendi il volo, allora, è una vera sorpresa. Una storia semplice eppure movimentata, piena di gag, di sorprese e trovate, e personaggi spassosi. È uno di quei film che non ammicca al mondo degli adulti con delle citazioni cinefile precise, ma li coinvolge in altro modo, parlando anche di loro. È lo stile della Illumination che ormai è tra le grandi case di animazione mondiali. A proposito di Illumination, godetevi anche il corto che anticipa il film, Stralunato, che riporta in scena un personaggio che non vedevamo da un po’. È Vector, il cattivo di Cattivissimo Me. Finito sulla luna dopo gli avvenimenti di quel film, si trova ad aver a che fare, ancora una volta, con i Minions. È un corto divertente, tutto basato su gag slapstick, una serie di spettacolari sventure tra Willy il coyote e lo Scrat de L’era glaciale. Anche questa è Illumination.
di Maurizio Ermisino
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