“Siamo isolati, ma sempre insieme” è il messaggio che, con la voce della figlia Jesse Paris, Patti Smith ha voluto mandare all’Italia lo scorso 17 marzo, prima di intonare, dalla sua casa di New York, una toccante versione di Wing. La poetessa punk, da sempre vicina all’Italia, ha dato un altro appuntamento. La figlia Jesse Paris Smith terrà un vero e proprio mini concerto, sabato 28 marzo, alle 18, in diretta Facebook dalla pagina di Germi, il locale di Manuel Agnelli. È importante che personaggi così carismatici, leader in grado di ispirarci, ci siano vicini in momenti come questo. Perché, come canta nella sua canzone del 1988, le persone hanno il potere. Ma è importante che, a ispirarle, a risvegliarle, siano leader e artisti come Patti Smith.
Cantante, poetessa, musa, pioniera del punk, Patricia Lee Smith, per tutti Patti Smith, nata a Chicago il 30 dicembre 1946, ha sempre rotto gli schemi, bruciato le tappe, è sempre andata controcorrente. Entrata quasi in punta di piedi nel mondo del rock, con reading di poesia e suoni (accompagnata dal chitarrista Lenny Kaye) è esplosa nel 1975 con il disco Horses, considerato uno dei capisaldi del punk, uscito quando il punk ancora non esisteva (sarebbe esploso qualche anno dopo, in Inghilterra). È il disco di “Jesus died for somebody’s sins but not mine”, “Gesù è morto per i peccati di qualcuno, ma non i miei”, come recita il testo di Gloria. Horses, considerato uno dei dischi storici del rock, consegna anche immediatamente Patti Smith al mondo come icona. La foto della storica cover dell’album, di Robert Mapplethorpe, cita una posa di Frida Khalo, e vede Patti vestita da uomo, pantaloni neri e camicia bianca, una sottile cravatta nera slacciata sul petto, e la giacca portata con nonchalance su una spalla. I capelli sono a caschetto, spettinati. È una foto che fa il giro del mondo e che, ancora oggi, detta uno stile.
Gli anni Settanta sono quelli dei successi dei dischi Radio Ethiopia e Easter. La leggenda narra che Patti Smith stesse registrando questo disco con Jimmy Iovine, il produttore che in quel momento lavorava anche con un certo Bruce Springsteen. Che aveva scritto una canzone d’amore, una canzone che non riusciva a finire, e per cui probabilmente non c’era posto nel suo Darkness On The Edge Of Town. Così chiese a Iovine se quel pezzo interessasse a Patti. Che la fece sua, ne riscrisse il testo, una storia d’amore tra due persone lontane, che si sentono solo la notte, al telefono, “perché la notte appartiene agli amanti”. È così che nacque Because The Night.
L’amore della vita di Patti è Fred “Sonic” Smith, il chitarrista degli MC5, a cui dedicherà una delle sue canzoni più belle, Frederick, il brano che apre Wave, il suo quarto album, quello di Dancing Barefoot. L’amore per Fred la porterà, per un periodo, a lasciare le scene, ancora una volta una scelta controcorrente, all’apice del successo. Insieme i due hanno due figli, Jackson e Jessica. Patti Smith non incide più fino al 1988, l’anno di Dream Of Life. Forse non è il miglior disco di Patti Smith, ma è quello di People Have The Power, forse il suo più grande successo. Una serie di lutti, poi, colpirà l’artista: nel 1989 scompare l’amico fotografo Robert Mapplethorpe, e poi il pianista Richard Sold e il fratello Tod. Ma, soprattutto, l’amato marito Fred. Questi fatti la spingeranno a tornare a lavorare sul disco che stava preparando con Fred: uscirà nel 1996, con il titolo Gone Again. È sempre una scomparsa, quella dell’attore River Phoenix, a ispirare il pezzo E-Bow The Letter dei R.EM., dove, alla fine della canzone, entra prepotente la voce di Patti Smith. Un lamento, un urlo di dolore, un suono commovente.
Michael Stipe e i suoi R.E.M, Bono e gli U2, che nel 2015 fanno suonare People Have The Power nelle arene ogni sera prima dei concerti del loro Innocence + Experience Tour. I Marlene Kuntz che la chiamano a duettare con loro a Sanremo. Patti Smith è considerata un modello da intere generazioni di musicisti. Nelle sue canzoni ha continuato a parlare di temi importanti come l’invasione cinese del Tibet, il Vietnam, la guerra in Iraq. E non stupisce il recente endorsing verso Greta Thunberg, giovanissima leader della battaglia per salvare l’ambiente. Patti Smith ha deciso di festeggiare il compleanno di Greta dedicandole una poesia. “Questa è / Greta Thunberg, che compie / 17 anni oggi, senza chiedere / feste o regali / solo che non restiamo neutrali. / La Terra conosce quelle come lei / così come le divinità, così come / gli animali e le fonti / curative. Buon compleanno / a Greta, che oggi ha scioperato / come ogni venerdì, rifiutandosi / di rimanere neutrale”.
E in fondo, se pensiamo a quella foto di Mapplethorpe per la copertina di Horses, non stupisce che sia stata scelta come testimonial dalla casa di moda Saint Laurent per la campagna della collezione primavera 2020, fotografata da Steven Sebring. È una scelta coraggiosa, quella di puntare su una donna di 72 anni, che non è mai stata una modella. È un messaggio potente, quello di considerare la bellezza come qualcosa che va al di là del mero aspetto fisico, ma come qualcosa che ha a che fare con la personalità. E di personalità Patti Smith ne ha da vendere.
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it