Statistiche accessi

Festa del Cinema di Roma, Dracula – L’amore perduto: Luc Besson porta il vampiro a Parigi

Festa del Cinema di Roma, Dracula – L’amore perduto: Luc Besson porta il vampiro a Parigi

Il conte Dracula viene strappato con la forza dal suo letto nuziale e viene portato di peso a condurre il suo popolo in guerra, proprio mentre sta facendo l’amore con la sua amata moglie Elisabetta. È un modo originale per iniziare una storia scritta molto tempo fa da Bram Stoker, e portata più volte al cinema con nomi diversi e adattamenti diversi. È un modo per porre l’accento sull’elemento chiave di questa storia secondo Luc Besson: l’amore. Dracula – L’amore perduto di Luc Besson è stato presentato nella sezione Grand Public alla Festa del Cinema di Roma ed è in uscita in Italia il 29 ottobre distribuito da Lucky Red.

Transilvania, XV secolo. Il principe Vladimir (Caleb Landry Jones), dopo la perdita improvvisa della sua amata (Zoë Bleu) rinnega Dio, ereditando così una maledizione eterna: diventare un vampiro. Condannato a vagare nei secoli, sfida il destino e la morte stessa, guidato da un’unica speranza: ritrovare l’amore perduto.

Il nuovo film di Luc Besson nasce dalla voglia del regista di lavorare ancora con Caleb Landry Jones. I due ne hanno parlato a lungo sul set di Dogman, durante le lunghe pause. E così, parlando dei grandi personaggi classici, e in particolare di quelli mostruosi, i due hanno scoperto una passione comune per Dracula. Besson allora ha riletto il romanzo. E ha capito che, prima di tutto, è una storia d’amore, anche se con il tempo il personaggio è diventato un mostro mitico. Dracula è prima di tutto un uomo in grado di aspettare 400 anni per rivedere l’unica donna che ama e che gli è stata tolta da Dio. Lo sguardo sull’amore prima che sulla paura è il primo elemento di novità del film di Besson. Anche se, va detto, l’elemento dell’amore e dell’attrazione era già decisamente presente in Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola.

L’altro elemento di novità del film di Luc Besson, è che, dopo la parte in Transilvania, la storia stavolta non avviene a Londra, ma nella Parigi del 1889, il 14 luglio, proprio nel centenario della Rivoluzione Francese. È la Parigi della Belle Époque. Questa cosa ha un senso, perché Besson porta la storia nella città che ama e che conosce, e perché una città come Parigi può fare esplodere le relazioni tra i personaggi. Besson ha anche spiegato che questa idea serviva anche a spiegare perché un vampiro potesse passare inosservato a Parigi, essendo tutti impegnati a pensare ad altro.

Luc Besson ha fatto del suo Dracula un dandy, un uomo raffinato. In parte, come ha spiegato, è ispirato al magnate della stampa William Randolph Hearst, che possedeva un castello gigante e perfino uno zoo. Come lui Dracula è un esteta vestito di viola che ama le cose belle, i tessuti in seta, gli anelli e i viaggi. L’ispirazione, insomma, è più quella del dandy esteta che di Nosferatu.

Caleb Landry Jones, ormai attore feticcio di Luc Besson, dopo il sorprendente Dogman ritorna nei panni del vampiro, del non morto. All’inizio, la sua figura è molto simile a quella del Conte Vlad del film di Coppola, i capelli raccolti, il trucco prostetico a invecchiarlo. È lontano dall’aspetto ferino, da belva del recente Nosferatu di Robert Eggers. È un attore con una straordinaria mimica facciale e un volto particolarissimo.

Nel ruolo dell’oggetto del grande amore del vampiro, il doppio ruolo di Elisabetta e Mina, quello che nel Dracula di Coppola era di Winona Ryder, c’è Zoë Bleu, la figlia dell’attrice Rosanna Arquette, che abbiamo visto nel film Gonzo Girl, diretto da Patricia Arquette. Esile ed elegante, sguardo magnetico, ha un volto dolce, che ricorda un po’ quello della madre, e potrebbe presto diventare una star. In questo cast internazionale c’è anche la nostra Matilda De Angelis, che non sfigura affatto accanto agli altri attori, e dimostra di trovarsi perfettamente a suo agio. È particolarmente brava nel non andare mai in overacting in un ruolo, quello della donna posseduta, vampirizzata, che per sua natura è sopra le righe.

Il Dracula di Luc Besson procede tra qualche scelta un po’ bizzarra – come gli iconici gargoyle di Notre Dame che prendono vita e diventano assistenti del vampiro, risultando non troppo convincenti – alcune cose inevitabilmente già viste e alcuni nuovi punti di vista.  Quello che non ci convince del Dracula di Besson è quell’immagine troppo nitida, pulita, quasi televisiva, lontana dalle atmosfere che evocava quella fotografia più sporca e anticata del Dracula di Coppola. È ovvio che quello del regista americano non sia l’unico modo possibile di mettere in scena il personaggio di Bram Stoker. Ma è inevitabile esserne influenzati ogni volta che si vede una nuova trasposizione di quella storia. Il film di Coppola è semplicemente perfetto, è un vero punto di riferimento per la storia di Dracula, e ogni nuova versione si trova a confrontarsi con quella.

E poi c’è il discorso dell’orrore. Va bene che Dracula sia soprattutto una storia d’amore, e questa nuova lettura, ma ancora una volta ci si chiede poi dove sia finito l’horror. Lo abbiamo appena scritto per il film Queens Of The Dead di Tina Romero, la figlia del re degli zombie movie, horror virato in commedia, e di altri film dell’orrore. Sembra che oggi, consapevoli di non riuscire a spaventare più, si girino volutamente degli horror che in fondo sono altro. È vero, abbiamo già visto tutto e siamo assuefatti, la realtà spesso supera la finzione in orrore. Tanto che all’horror si rinuncia in partenza, lo si rende qualcos’altro. E allora, nonostante il tentativo pur nobile di Besson, ci chiediamo: che cosa deve accadere oggi per farci davvero paura?

di Maurizio Ermisino 

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

Ultime News

Ti potrebbero interessare Magazine Webtic