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Festa de Cinema di Roma, La vita va così: C’è chi dice no. Ce lo racconta Riccardo Milani

La vita va così Il nuovo film di Riccardo Milani: una commedia umana sul coraggio di restare

“Questa è casa mia. Non ha prezzo”. A pronunciare queste parole, ma in sardo, è Efisio Mulas, un pastore con la quarta elementare a cui vengono offerte cifre sempre più esorbitanti per cedere la sua casa, che si trova vicino a una spiaggia nel sud della Sardegna, perché in quel posto vogliono costruire un resort. Ma Efisio in quella casa ha le sue radici, il lascito dei suoi antenati. E così dice no. E lo dice più volte, sempre più convinto, sempre più in direzione ostinata e contraria. Quella che vi stiamo raccontando è una storia vera. Ed è diventata un film, La vita va così, la nuova opera di Riccardo Milani che ha aperto la Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public e che arriva nelle sale il 23 ottobre.

Efisio Mulas è un pastore solitario. Vive da sempre nel sud della Sardegna, tra il mare e i suoi animali, nella piccola casa dove è nato. Giacomo è il Presidente di un potente gruppo immobiliare, ed è deciso a trasformare quella costa in un resort di lusso. Al suo fianco c’è Mariano, capo cantiere e uomo pratico, che ha il compito di convincere Efisio a cedere quell’ultimo lembo di terra. Accanto a Efisio c’è Francesca, la figlia. Quando Efisio rifiuta l’ennesima offerta milionaria, la trattativa si trasforma in una battaglia legale nella quale entra in scena Giovanna, una giudice nata e cresciuta in quei luoghi chiamata a dirimere il conflitto.

Riccardo Milani ripete l’operazione di Un mondo a parte. Prende dei grandi attori, dei mattatori, e li rende funzionali al suo racconto. E li fonde alla perfezione con persone del posto, alcuni attori, altri assolutamente non professionisti, “presi dalla strada” come si diceva una volta. Persone che portano con sé il senso dei luoghi che abitano, che aiutano anche gli attori protagonisti a immergersi in essi. Il risultato è una credibilità molto particolare, che pochi altri, come Milani, sanno raggiungere

Diego Abatantuono è Giacomo, ed è molto credibile nei panni di un uomo in carriera e senza scrupoli, quello che un tempo si sarebbe chiamato uno yuppie, e che ricorda il suo personaggio di Puerto Escondido, com’era all’inizio della storia. Virginia Raffaele è Francesca e ritorna, dopo Un mondo a parte, ancora nel cinema di Riccardo Milani, e ancora una volta è l’eroina perfetta per le sue storie. Imitatrice sopraffina, si cala alla perfezione nella cadenza sarda come aveva fatto con quella abruzzese. E poi c’è Aldo Baglio, nel ruolo di Mariano, che Milani toglie dal famoso trio con Giovanni e Giacomo e ne intuisce le potenzialità comiche – nel suo ingresso in scena snocciola tutto il suo repertorio – ma anche quelle drammatiche, che escono man mano. Giovanna è Geppy Cucciari, misteriosa, volitiva e risolutiva.

Riccardo Milani racconta una storia precisa, molto radicata nelle terre in cui si svolge. Ma riesce a raccontare qualcosa di universale, che accade in tutta Italia e in tutto il mondo. Cioè l’idea, che sempre più persone hanno, che oggi si possa comprare qualsiasi cosa. Con i soldi, se è possibile. Con l’uso della forza, se questi non dovessero bastare. Perché l’abitudine che hanno certe persone di vincere sempre, la loro convinzione di potersi prendere tutto è dura a morire. La vita va così, lo avrete capito, è il film più duro di Riccardo Milani. È un film che, per dire cose importanti, e dirle chiaramente, rinuncia anche a un divertimento che potrebbe essere più facile per dare spazio a più momenti di riflessione.

Riccardo Milani, con il suo cinema, riesce a compiere ogni volta uno studio di antropologia: i suoi sono dei trattati sui territori, sulle loro comunità, le loro tradizioni e i cambiamenti in atto, le criticità e i punti di forza, i rapporti tra le persone e le cose che li influenzano. Le periferie romane, come Bastogi, di Come un gatto in tangenziale. L’Abruzzo del Parco Nazionale in Un mondo a parte. E la Sardegna del sud in questo La vita va così. Sono pochi, in Italia, se non nessuno, che riesce a fare questo lavoro e a declinarlo in un cinema di commedia, accessibile a tutti.

Non tutto, però, riesce in questo suo ultimo film. Se è vero che quella di Efisio Mulas è una storia lunga e reiterata, a metà del film la struttura narrativa comincia a diventare ripetitiva. È vero che si tratta di raccontare i continui tentativi degli immobiliaristi, ma anche dei cittadini del suo paese, di convincere l’anziano pastore. Ma le continue visite alla sua casa, i suoi continui no rendono a un certo punto il film monotono. E così, anche se il messaggio del film arriva forte e chiaro, il finale di questa storia resta un po’ sospeso. È vero, Efisio dice no, e a suo modo vince contro i grandi squali dell’immobiliare, ma poi? Cosa rimane al popolo della zona? Dov’è la speranza, la catarsi, dopo una storia di questo tipo? Qual è l’alternativa, il progetto, dopo i vari “no”?

È interessante anche vedere come vengono organizzati gli spazi e i tempi di alcuni personaggi. Se i due veri contendenti della vicenda, Efisio e Giacomo, non si incontrano mai fino alla fine del film, anche il personaggio di Giovanna, interpretato da Geppy Cucciari, viene presentato per un attimo e poi avvolto nel mistero fino al finale. Così come resta nel mistero anche il forziere chiuso a chiave nella casa in cui si trova Mariano. Sono scelte curiose, e interessanti. La vita va così, nonostante le sue imperfezioni, è un film da vedere. Perché ci spiega l’importanza di saper dire di no. Di tornare ad avere dignità. Chiediamocelo tutti. Siamo ancora in grado di fare questo?

di Maurizio Ermisino 

 

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