“If I were in your shoes” è un’espressione inglese che, letteralmente, significa “se io fossi nelle tue scarpe”. Qui da noi si potrebbe tradurre in “se fossi al posto tuo”. Alle protagoniste di Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo, il sequel del classico Disney interpretato da Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan, dal 6 agosto al cinema, succede più o meno questo: finiscono però non nelle scarpe l’una dell’altra, ma nel corpo l’una dell’altra. Anzi, le une delle altre: perché se nel primo film, che ha più di 20 anni, Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan, madre e figlia, si scambiavano i ruoli, qui sono ben 4 personaggi a finire l’uno nel corpo dell’altro. Con risultati stordenti ed esilaranti.
Sono passati 22 anni da quando Anna (Lindsay Lohan) e Tess (Jamie Lee Curtis) vissero una crisi di identità extracorporea e si scambiarono i corpi per una giornata ricca di eventi. Ora, Tess Coleman è una psicologa di successo che si prepara a intraprendere il primo tour promozionale per il suo libro. Come moglie di Ryan (Mark Harmon), madre di Anna e nonna di Harper, è profondamente devota e sempre presente nella vita di tutti, ma di tanto in tanto tende a oltrepassare i limiti. Anna, nel frattempo, è impegnata a destreggiarsi tra un lavoro stressante come manager di una popstar e il ruolo di madre single dell’adolescente Harper (Julia Butters), una quindicenne appassionata di surf che ha difficoltà a relazionarsi con sua madre. Quando Anna incontra Eric Reyes (Manny Jacinto), un genitore single e chef di successo con un ristorante tutto suo, è amore a prima vista. Ma Eric ha una figlia, Lily (Sophia Hammons), una quindicenne trasferitasi dall’Inghilterra che sogna di tornare a Londra per studiare moda ed è fermamente contraria alla nascente relazione tra suo padre e Anna.
Il gioco è divertente e intrigante, e anche un po’ complicato. Tess e Anna, dopo un incantesimo di Madame Jen, cartomante o sensitiva che dir si voglia, le catapulta in un nuovo viaggio di scambio di corpi. Ma stavolta è diverso Tess si scambia di posto con Lily, e Anna si scambia di posto con Harper. Anna si trova intrappolata nel corpo della figlia adolescente, e la giovane si trova nel corpo e nella vita della madre quarantenne. Ma è ancora più assurdo quello che succede a Tess. La matura psicologa si ritrova nel corpo giovane di Lily, e la snob londinese, esterrefatta, in quello della settantenne nonna.
Per un bel po’ si fa davvero fatica a capire chi è chi, visto che lo scambio è doppio. I risultati sono ovviamente esilaranti. Su tutte, Jamie Lee Curtis è spassosa nel ruolo di un’adolescente snob inglese: la sua mimica facciale e i movimenti del suo corpo sono un film nel film. La figlia di Tony Curtis è qualcuno che ha fatto la storia del cinema: Halloween, The Fog, Una poltrona per due, Un pesce di nome Wanda, Blue Steel, True Lies, solo per citare alcuni titoli. È naturale che, inserita in un film di questo tipo, sia diverse spanne sopra gli altri. E in questi anni sta davvero vivendo una terza giovinezza, come dimostra l’Oscar per Everything Everywhere All at Once. Una seconda giovinezza, probabilmente, la sta vivendo Lindsay Lohan. Enfant prodige dei film Disney, da Genitori in trappola a Mean Girls, è stata vicina ad essere una stella del cinema ma è implosa in modo piuttosto doloroso. Ora sembra essersi rimessa in carreggiata. E, dopo alcuni film per Netflix, ecco questa grande produzione destinata al cinema. Forse non ha più quella grazie e quella sensualità fresca che aveva agli inizi, ma è una presenza gradevole. E il suo personaggio funziona. Come funzionano i due personaggi più giovani, soprattutto la Harper di Julia Butters, volto fresco e interessante.
A proposito di produzioni, pare che di commedie per il cinema ormai in America se ne facciano pochissime. E si pensi che sia un genere desinato per lo più alle piattaforme. Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo è una commedia che in sala funziona benissimo. Perché è scritta davvero bene, si ride molto, e farlo in compagnia, si sa, è ancora più liberatorio. È ovviamente un film che ha anche un messaggio. Ci dice che, se vogliamo avvicinarci all’altro, a qualcuno con cui abbiamo dei contrasti, dobbiamo metterci nei suoi panni, vivere la sua vita, vedere le cose come le vede lui. O, in questo caso, lei.
Il film ci piace perché ha quel piglio rock, legato al personaggio di Anna: è stata in un gruppo rock e oggi è una manager, anche se vorrebbe tornare a scrivere canzoni. Così, all’inizio del film, ascoltiamo Rebel Rebel (ma non nella versione di David Bowie), prima di viaggiare nello storico edificio della Capitol Records a Los Angeles. A proposito di canzoni, c’è anche una spassosa citazione di Dirty Dancing con I’ve Had The Time Of My Life. Ricordate cosa diceva quel film? Nessuno mette Baby in un angolo. E, credeteci, nessuno metterà in un angolo anche Tess, Anna, Harper e Lily.
di Maurizio Ermisino
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