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Scomode verità: Ritorna Mike Leigh, cantore degli eroi di tutti i giorni

Scomode verità: Ritorna Mike Leigh, cantore degli eroi di tutti i giorni

È un regista da tenere da conto, Mike Leigh, che torna dietro la macchina da presa con Scomode verità (Hard Truths), un film presentato in numerosi festival internazionali, tra cui il Toronto Film Festival e il San Sebastian Film Festival, e che ora è in arrivo nei cinema italiani il 29 maggio. È da tenere da conto perché, ora che Ken Loach a quanto pare si è ritirato dalla regia, è l’altro grande leone inglese a tenere alta la bandiera di un certo cinema d’autore e di impegno sociale. È evidente anche in Scomode verità, che segna un ritorno ai temi più cari al regista vincitore della Palma d’Oro e del Premio Oscar per il film Segreti e bugie: le dinamiche familiari, le fragilità umane e la ricerca di un senso di appartenenza nel mondo.

Scomode verità segue la storia di Pansy, una casalinga schiacciata dalle sue paure e in conflitto costante con il marito e il figlio, che si rinchiude sempre più in sé stessa. Sarà il confronto con la sorella Chantelle, più solare e indipendente, a riaprire vecchie ferite, ma anche a offrirle una possibilità di rinascita.

Abbiamo sempre associato questi due registi, Ken Loach e Mike Leigh. Sono vicini, eppure diversi: più politico, militante, diretto Loach; più ironico, malinconico, leggero Leigh. Ma i due hanno un tratto comune: quello di stare sempre dalla parte della gente comune, la common people di cui parlano certe canzoni, la working class, gli eroi di tutti i giorni.

Pansy, a suo modo, rappresenta tante delle persone di oggi, frustrate e arrabbiate con il mondo, con tutti, per qualcosa che forse non sanno nemmeno loro. Non sono cattive, è che le disegnano così: è la società che in qualche modo le ha rese tali. Pansy sembra la versione britannica di certi “brontoloni” del teatro di Luca Goldoni. Il suo atteggiamento fa sorridere, ma anche pensare. Perché capisci che dentro c’è del disagio.

La bravura di Mike Leigh, qui, è spingere delle situazioni che sono drammatiche oltre un punto di rottura per cui diventano quasi comiche. Leigh mette in scena le contraddizioni e le sfide della vita quotidiana attraverso il suo inconfondibile stile tragicomico, fatto di sguardi delicati, attenzione ai dettagli e una visione profonda della natura umana, confermando ancora una volta la sua abilità nel creare storie intime e universali. Con due finali, senza parole, ma fatti di sguardi e di gesti, che ci portano un po’ di speranza.

di Maurizio Ermisino

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