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Noi e loro: Un grande Vincent Lindon ci dice di stare attenti all’intolleranza

Libertà per chi? Eguaglianza per chi? Fraternità per chi?” Il motto fondante della Francia, quello nato dalla rivoluzione francese, oggi può essere davvero messo in dubbio? A seguire la cronaca politica francese recente pare di sì. Guardando il film Noi e loro (in originale Jouer avec le feu, e a livello internazionale The Quiet Son) sembrerebbe la stessa cosa. Noi e loro è il film di Muriel e Delphine Coulin con Vincent Lindon che è stato presentato all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, dove l’attore ha vinto la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile, e arriva al cinema il 27 febbraio. A dire quelle parole è un ragazzo, il figlio maggiore di una famiglia di soli uomini, un padre e due figli, dopo che la madre è venuta a mancare. Ed è uno sfogo contro quella che è stata la politica fino ad ora, contro una destra che ha fallito e una sinistra che ha fallito egualmente. È il grido di un ragazzo deluso e trascinato dalle amicizie sbagliate che abbraccia l’estrema destra, l’intolleranza, la violenza.

Pierre (Vincent Lindon), padre single e strenuo lavoratore, cresce da solo i suoi due figli. Ma mentre Louis, il più giovane, avanza facilmente nella vita, Fus, il maggiore, cerca a fatica il suo posto in un mondo che sembra volerlo rifiutare e si avvicina a movimenti violenti e razzisti, agli antipodi dei valori paterni, con conseguenze dirompenti.

Che cosa può fare un padre quando un figlio prende una strada sbagliata? Stargli addosso con il rischio di allontanarlo ulteriormente, o lasciare che prenda la sua strada e sbagli, per poi rendersene conto? E poi: quali sono le sue colpe se, nonostante abbia fatto tutto nel miglior modo possibile (e tutto da solo), uno dei suoi figli non segue le sue orme? Sono domande di quelle che valgono milioni, e a cui forse è impossibile dare una risposta. E infatti il film di Muriel e Deplhine Coulin risposte non ne dà – non sarebbe possibile – ma ci lascia pieni di domande e di riflessioni, con l’amaro in bocca, e un senso di inquietudine e sconfitta difficile da mandar via, anche parecchi giorni dopo la visione del film. Il cinema dovrebbe fare questo. E se un film resta dentro a lungo, se lascia un senso di disagio, vuol dire che ha fatto il suo lavoro.

Pierre non può avere sbagliato tutto. Uno dei due figli, Louis, sta per andare a Parigi, a studiare letteratura alla Sorbona. L’altro, Fus (da Fußball, che vuol dire calcio in tedesco, è il soprannome che gli aveva dato la madre originaria della Germania per la sua passione), frequenta i naziskin tifosi della sua squadra di calcio, frequenta dei “fight club” dove incita i lottatori con urla belluine. Parla con frasi fatte, parole che sente da altri, parla di “noi e loro” (il riferimento è ai francesi e agli stranieri, o seconde generazioni, e da qui il titolo italiano del film. E, allora, che cos’è che è andato storto? “Lotto da anni per tenere tutto insieme, ma sono umano. Non ce la faccio più”. Sono queste le parole di Pierre che danno il senso di tutto il film.

Ed è proprio l’umanità la caratteristica principale che traspare da ogni interpretazione di Vincent Lindon, in questo film e anche nei precedenti, sempre improntati all’impegno sociale. Lindon attraversa tutto il film rendendo il senso del buon padre di famiglia, un concetto che si usa in diritto, ma che qui è un’espressione che più volte ci è venuta in mente vedendo il suo Pierre, e che con il volto e il portamento dell’attore francese acquista un senso concreto, non solo un modo di dire. I suoi occhi lucidi, delusi, parlano più delle parole che pronuncia.

Tutto questo viene raccontato dalle registe francesi con un film sobrio, rigoroso, con scelte narrative precise. Tutti gli avvenimenti più dolorosi e violenti, quelli legati alla militanza politica di Fus, avvengono fuori campo. Si sceglie di sposare il punto di vista di Pierre, e anche Fus lo vediamo sempre quando è davanti agli occhi del padre. Anche quello che accade quando è da solo lo sappiamo dai loro dialoghi. Le esplosioni di violenza vengono solo evocate, attraverso delle figure sfocate che appaiono in dissolvenza, e che potrebbero essere lotte, come danze tribali. Appaiono come un’ombra sulle sequenze principali. E in fondo sono proprio questo, delle ombre sulla vita di Pierre e della sua famiglia.

Noi e loro racconta un fenomeno come la diffusione dei movimenti di estrema destra in Francia, e in fondo in tutta Europa, ma lo fa dal punto di vista privato, quello delle ricadute sulla gente semplice, normale, quelle di una famiglia come tante. In questo modo porta la storia alla nostra altezza, quella di noi che stiamo guardando. Per dirci che una storia simile potrebbe capitare a chiunque. Per questo dobbiamo stare attenti.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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