“C’è una sorta di profonda depressione dentro, ma loro usano un modo molto entusiastico di esprimerla”. Pur seguendo i Blur da 30 anni, non avevamo ancora mai capito perché ci piacessero così tanto. E probabilmente neanche loro stessi avevano mai trovato il modo di descrivere così bene la loro essenza, il senso della loro musica. A volte capita che i fan siano più bravi a descrivere l’arte rispetto all’artista stesso. Ed è una fan a parlare così della band in Blur: To The End, il documentario sulla loro reunion dello scorso anno, che, dopo un passaggio al Seeyousound – International Music Festival di Torino, arriva al cinema come uscita evento dal 24 al 26 febbraio, in versione originale sottotitolata, distribuito da Adler Entertainment.
I Blur verso la Country House
Blur: To The End inizia con i quattro che si dirigono verso una casa in campagna, una Country House come quella di cui cantavano in quella lontana estate del 1995. 30 anni dopo Modern Life Is Rubbish, il disco che li ha fatti conoscere al mondo, nel 2023 i Blur hanno deciso di riunirsi. Per dare vita a un nuovo album, The Ballad Of Darren, e a un breve tour che nel 2024 li avrebbe portati, per la prima volta, a due concerti allo stadio di Wembley, a Londra. Sono una band a loro modo unica, i Blur. “Non avevamo mai fatto Wembley perché non eravamo abbastanza grandi” dice il batterista Dave Rowntree. “Meno facciamo più grandi diventiamo”. Sembra un controsenso, ma ha una sua logica: in un mondo in cui viviamo di attese e di desideri, l’assenza crea proprio questo, e ogni volta il ritorno è un evento più grande. Si vedano anche gli Oasis, assenti per quindici anni e richiestissimi per la loro reunion.
Dieci anni senza sentirsi, ma poi scatta la magia
Ma la mia band è differente, potrebbero dire Damon Albarn e soci. Loro non sono come i Gallagher che litigano violentemente e non si parlano per anni prima di un colpo di teatro come la reunion. I Blur non si sono mai sciolti. In un momento di Blur: To The End raccontano che in questi ultimi dieci anni si sono sentiti pochissimo. Che, in passato, hanno fatto fatica a stare tutti insieme in una stanza. Eppure, non appena si trovano tutti e quattro insieme a suonare in una sala prove, è come se non si fossero mai lasciati. Bastano pochi minuti e scatta la magia. È questo quello che hanno le grandi band: l’alchimia. Il momento in cui quegli strumenti lasciati per anni alla polvere riprendono vita è emozionante.
I Blur sono come noi
I Blur non sono neanche quelle rockstar distanti, perfette, per cui il tempo non scorre. I Blur sono un po’ come noi: hanno un po’ di pancia, hanno la barba grigia, hanno figli e qualcuno di loro si è davvero ritirato nella country house nel Devonshire (come racconta il bassista Alex James, che per non spostarsi dalla campagna ha organizzato un festival nella sua fattoria). I segni del tempo che passa li senti sui loro corpi e sui loro volti. Ma non sulla loro musica: le loro grandi canzoni non sentono il passare del tempo, non sono invecchiate affatto, ancora oggi suonano benissimo. Anzi, forse sono ancora più belle. Quando, durante i concerti di Wembley che chiudono il film (dove non si cedono alla tentazione di fare un greatest hits) ascoltiamo Song #2, ma soprattutto Tender e The Universal, capiamo che i Blur sono dei grandi autori di canzoni.
The Ballad Of Darren e The Narcissist: la depressione diventa sublime
Blur: To The End non è il classico rockumentary, non è la celebrazione epica di una band e delle sue canzoni più gloriose. È l’esatto contrario, ed è perfettamente in linea con il mood dei Blur. È un film sul tempo che passa (scorrono molte immagini della band agli esordi, il che rende il loro cambiamento ancora più evidente), su quattro amici che si ritrovano. E sul loro ultimo disco, The Ballad Of Darren, che ha in sé quella depressione di cui parlavamo all’inizio, ma riesce a renderla sublime. Lo abbiamo capito subito, la scorsa estate, la prima volta che abbiamo ascoltato The Narcissist, il primo singolo dell’album, una canzone come non la ascoltavamo da tempo. L’ultimo lavoro, ce lo racconta Damon Albarn, ha a che fare con la perdita, con lo shock che avviene dopo che qualcosa di drammatico è successo, come una rottura. Tutto questo è evidente in uno dei momenti chiave del film: quello in cui ascoltano una loro registrazione e si commuovono. Tutti, ma soprattutto Albarn.
I Blur: ritorno agli anni Novanta
I Blur sono malinconici ma sono anche terribilmente pop. Lo erano 30 anni fa (il britpop, il movimento musicale che dopo anni riportava in auge la “cool Britannia” è nato anche e soprattutto grazie al loro) e lo sono ancora oggi. E allora, vedere questo Blur: To The End diventa subito “so 90s”. E tornano quegli abiti degli anni Novanta: polo sportive e giacche della tuta della Fila (tra cui la riproduzione originale di quella che indossava nel video di Girls And Boys nel 1994), giacche di Sergio Tacchini, cappelli da pescatore dell’Adidas. Sneakers e jeans, abiti sportivi che sembrano messi a caso (non nel concerto di Wembley, però) eppure sono pieni di stile e hanno perfettamente senso. Negli anni Novanta vestivamo un po’ così anche noi. E anche questo ci riporta indietro.
I Blur a Wembley: un trionfo
“C’è qualcosa di molto ridicolo nel vedere un uomo vecchio uomini che si getta dal palco” dice al pubblico Damon Albarn durante il concerto di Wembley. “Voi ci avete reso così. È colpa vostra”. Anche questo è stile Blur, ironia a understatement. Wembley è un trionfo. 148mila persone, migliaia di accendini accesi come stelle nel cielo a illuminare la notte di Londra. Ci sono fan di tutte le età, ma colpisce vedere dei giovanissimi nelle prime file. La fan di cui parliamo all’inizio è una di loro. Il London Community Gospel Choir si unisce ai quattro per suonare Tender accentuando ancor di più la natura di gospel. Tender, e l’album 13, insieme al disco precedente, Blur, è stato uno dei momenti in cui abbiamo capito che Damon Albarn e compagni erano molto di più di una band britpop. Ed è per questo che ancora oggi sono vivi. E, soprattutto, rilevanti. Andate a vedere Blur: To The End: vi riporterà indietro nel tempo e vi scalderà il cuore. Se non avete capito ancora chi sono i Blur, ecco la risposta di Damon Albarn dopo il successo di Wembley. Lo rifaresti? “Perché dovrei? L’ho già avuto. Ho avuto una vita meravigliosa essendo nei Blur”.
di Maurizio Ermisino
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