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Immaculate – La prescelta: Sydney Sweeney diventa una “scream queen”

Immaculate – La prescelta: Sydney Sweeney diventa una “scream queen”

Il corpo di cristo. È quello che recita la tagline di Immaculate – La prescelta, il nuovo film horror al cinema dall’11 luglio. È una frase che suona ambigua e ironica, e speriamo non susciti reazioni sdegnate. La protagonista del film, quella su cui è giocata tutta la comunicazione, infatti, è Sydney Sweeney, star della serie tv Euphoria e della recente commedia romantica Tutti tranne te, a detta di tutti uno dei corpi, e dei volti, più belli di Hollywood. Immaginarla nei panni di una suora, quindi, prevede un grande sforzo di sospensione dell’incredulità. Cosa che, quando parliamo di cinema horror, in realtà ci troviamo a fare spesso. Ma Sydney Sweeney, nei panni inediti di suor Cecilia, è invece molto credibile, convincente. A convincere meno è il film, tra momenti già visti, altri grotteschi, altri ancora a sfiorare l’involontariamente comico. È a proposito di tutto questo che serve la sospensione dell’incredulità.

Cecilia (Sydney Sweeney) è una giovane suora americana profondamente religiosa, che viene chiamata per trasferirsi in un convento remoto nella splendida campagna italiana. Quello che sembra un caloroso benvenuto si trasforma rapidamente in un incubo, quando Cecilia scopre che il convento nasconde segreti oscuri e orrori innominabili. Tra le antiche mura si celano forze maligne che minacciano di trascinarla nell’abisso della follia.

Gli abiti accollati in cui vediamo inizialmente Sydney Sweeney riescono in realtà a valorizzare uno dei punti di forza dell’attrice, un viso che sembra arrivare da altri tempi. Gli occhi chiari, del colore del cielo, il nasino all’insù, le labbra a cuore, il volto acqua e sapone, come si confà al ruolo: Sydney Sweeney attira su di sé la luce dall’inizio del film. E, con il prosieguo, il regista gioca furbamente con le trasparenze degli abiti, con l’acqua, per far risaltare anche le forme dell’attrice.

Ma è la sua interpretazione a sorprendere. Sydney Sweeney con questo film dimostra di saper toccare tutti i registri possibili, dopo il teen drama tragico di Euphoria e la rom com Tutti tranne te. E, per la prima volta, entra nel ruolo di una “scream queen”, una regina del grido, come sono definite le eroine dei film horror. E, interpreta alla perfezione il ruolo. Le sue grida, la paura sul suo volto sono le cose che funzionano meglio nel film.

Accanto a lei funziona anche Benedetta Porcaroli, nel ruolo di un’altra novizia in attesa di prendere i voti. Lontanissima dalla vocazione di Cecilia, è una suora ribelle, fuori dagli schemi, arrivata in convento dopo un passato difficile. Irriverente e indipendente, Benedetta Porcaroli ci regala un altro ruolo fuori dagli schemi dopo essere stata una Madonna diversa da tutte le altre in Vangelo secondo Maria di Paolo Zucca. Nel cast anche Alvaro Morte, noto come il Professore de La casa di carta, e Giorgio Colangeli, nei panni di due prelati.

Immaculate è un film che gioca molto sugli jumpscare, a volte in modo gratuito e fine a se stesso, a volte in modo più coerente rispetto alla trama. Gioca molto con i sogni, con le visioni e con i presagi. A tratti sembra di essere dalle parti di Rosemary’s Baby, ma senza quell’atmosfera inquietante e raffinata. Tutto, in Immaculate, è girato con una grana grossa, con una mano pesante. È vero che immagini forti fanno parte naturalmente del cinema horror, ma a volte sembra che il regista perda la misura, il gusto. E molto spesso – pur parlando sempre di horror e quindi di storie immaginarie – la credibilità. Anche lo svelamento finale del film ci pare deluidente. Ma stiamo parlando di scream queen, della nuova veste di Sydney Sweeney, e allora, se deciderete di vedere il film, aspettate l’urlo finale…

di Maurizio Ermisino

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