Statistiche accessi

The Watchers – Loro ti guardano: Ishana Night Shyamalan, Autrice da brividi nel nome del padre

The Watchers – Loro ti guardano: Ishana Night Shyamalan, Autrice da brividi nel nome del padre

Nel nome del padre. Possiamo dirlo chiaramente, e senza paura. The Watchers – Loro ti guardano, al cinema dal 6 giugno, è il film d’esordio di Ishana Night Shyamalan, la figlia di M. Night Shyamalan, mago del brivido e uno degli autori più interessanti degli ultimi 25 anni. The Watchers è un thriller / horror che ricalca decisamente le atmosfere e lo stile del cinema del padre: Ishana lo fa dichiaratamente, senza paura di confronti, prendendosi il rischio di giocare nello stesso campo. La sfida è riuscita. E, se è evidente che il suo cinema deve molto a quello del padre, Ishana riesce a mettere qualcosa di personale nel racconto. The Watchers fa il suo dovere: tiene con il fiato in sospeso, incuriosisce, spaventa, spiazza. È un ottimo thriller / horror.

Mina (Dakota Fanning) è una ragazza americana che vive in Irlanda, a Galway. È un’artista, ma al momento lavora in un negozio di animali. La sera esce, assumendo altre identità: lei è bionda, ma indossa parrucche nere e dice di essere una ballerina di danza classica. Sembra che voglia nascondersi da se stessa. Un giorno il suo capo le dice di portare un parrocchetto allo Zoo di Belfast. Per farlo, dovrà attraversare una foresta. Ed è qui che comincia la storia. È una foresta che attira le anime perse, irrisolte, quelle in cerca di se stesse, o di redenzione, quelle a cui manca qualcosa. Quella foresta tende a prenderti e a non lasciarti andare più via. È quasi impossibile uscire. Mina, però trova una casa nel bosco: dentro ci sono già tre persone. Le dicono di entrare. Lo chiamano il Covo, quel posto, e ha le sue regole: non bisogna uscire dopo il tramonto né aprire a nessuno. E, a un certo punto della notte, bisogna mettersi davanti a un’enorme finestra che prende tutta la parete. È un vetro che permette a chi è all’esterno di guardare dentro, e a chi è dentro di non vedere fuori (all’interno ha la forma di uno specchio). Davanti a quella finestra, ogni notte, arrivano loro: gli Osservatori (The Watchers). Che cosa vogliono da noi? Perché ci osservano? Sono pericolosi?

Quelle risposte le avremo, chiare e definite, già quasi alla metà del film. Anche se i colpi di scena non finiscono certo a quel punto. Se vi chiedete che regista sia Ishana Night Shyamalan, e in che cosa sia diversa dal padre, la risposta è questa. È una regista che non punta tutto sulla tensione costante (che c’è, ed è costruita comunque bene) e un improvviso ribaltamento, ma più su un racconto preciso, definito, articolato. E se in M. Night Shyamalan, il twist ending, il finale a sorpresa, il marchio di fabbrica, di fatto in un sol colpo svela, spiega e chiude il film, qui è solo un momento del racconto. Ishana comincia a spiegarci la storia attraverso una serie di indizi (il racconto di uno dei personaggi, le registrazioni video trovate, alcuni tratti delle creature svelate a livello visivo) e a costruire con pazienza la soluzione. Il finale a sorpresa, o twist ending, è in fondo meno sconvolgente di quelli a cui ci ha abituato il padre. E non chiude il film ma di fatto fa parte di un ultimo capitolo di un racconto che ricomincia quando il film sembra finito.

Ishana Night Shyamaalan è brava, nel momento in cui affronta un genere derivativo come è l’horror, a prendere elementi che sono veri e propri topoi narrativi del genere e a riscriverli mescolandoli con altro. Lo schema de La casa nel bosco è molto sfruttato (tra gli altri, dal film che porta proprio questo titolo), ma stavolta la casa è differente. Lo schema dell’assedio, con i personaggi chiusi nella casa con il pericolo che preme per entrare, è tipico di film come La notte dei morti viventi e Gli Uccelli (citati proprio da Shyamalan padre nel finale del suo Signs). Ma qui i protagonisti, seppur serrati in casa, non chiudono tutti i pertugi: quella finestra, anche se permette di vedere in una sola direzione, è comunque un’apertura, un momento di dialogo, di comunicazione.

È anche interessante vedere come Ishana Night Shyamalan, che mette in scena una storia tratta dal romanzo di A.M. Shine, porta al cinema una storia horror che pesca nelle leggende, nelle credenze popolari e in storie ancestrali che vengono tramandate dalla notte dei tempi, un momento dell’umanità in cui, andando a ritroso, la Storia sfuma e si trasfigura nel Mito. Ogni Mito, lo sappiamo, per vivere ha probabilmente preso vita da qualcosa di reale. E allora le leggende potrebbero non essere solo tali. E certe creature potrebbero esistere davvero. La scelta di legarsi al Mito dona qualcosa di mistico e affascinante a un film decisamente riuscito.

È curioso che una delle chiavi della storia sia il potere di osservare, imitare e replicare l’altro. Che, in un certo senso, è quello che fa Ishana Night Shyamalan, che replica, pur con la sua personalità, il cinema del padre M. Night Shyamalan. È come se, con questa storia, Ishana volesse ammettere che, sì, il suo cinema viene da quel mondo e in quel mondo decide di vivere. Il cinema di Ishana non è però mera copia, ma una reinterpretazione personale del cinema di suo padre. È rischioso dirlo al primo film, ma ci proviamo, e rischiamo. Probabilmente è nata una nuova Autrice.

di Maurizio Ermisino

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

Ultime News

Ti potrebbero interessare Magazine Webtic