“Tutti hanno paura dei cambiamenti”. “Ma il cambiamento non sempre è un male”. Kung Fu Panda 4, in uscita il 21 marzo al cinema, parla di questo, di cambiamenti. Per una Pixar che, all’inizio, aveva detto che non avrebbe fatto sequel dei suoi film, e ha finito per farne parecchi, la Dreamworks, la casa d’animazione che da sempre è nell’Olimpo del settore, non ha invece mai fatto mistero di voler portare avanti le storie dei suoi personaggi più iconici, da Shrek in poi. Tra i personaggi più amati e riusciti della Dreamworks c’è senza dubbio Po, il pacioso ma combattivo panda protagonista di Kung Fu Panda, nato come outsider parecchi anni fa e diventato ormai un classico dell’animazione, arrivato al quarto film per le sale, senza contare le serie di animazione per la tv. L’ultimo film uscito, Kung Fu Panda 3, sembrava aver detto tutto su Po e aver compiuto il suo arco narrativo. Invece si è riusciti a trovare una nuova chiave per raccontare Po, e in questo Kung Fu Panda 4 c’è un’ulteriore evoluzione del personaggio. Oltre al fatto che si è provato a spingere al massimo ogni aspetto: l’azione, la comicità, gli scenari. E ancora una volta Po ci ha stupito: missione compiuta!
Po (che in italiano ha la voce di Fabio Volo e in originale di Jack Black) è alle prese con un nuovo passo nella sua vita e nella sua carriera. Diventato da anni il Guerriero Dragone, oggi si trova a dover diventare il saggio, il maestro. E quindi a dover scegliere il suo successore, e a passare a qualcun altro gli onori e gli oneri di essere il nuovo Guerriero Dragone. In quel ruolo, però, Po si trova ancora piuttosto a suo agio. Per cui, nel momento della scelta di chi deve prendere il suo posto, non sceglie. La minaccia di un nuovo pericolo per tutta la valle, però, gli farà prendere decisioni e scoprire altri aspetti di sé che non conosceva.
Come dicevamo in apertura, Kung Fu Panda 4 riesce a rinnovare la fortunata saga della Dreamworks, trovando un’altra sfida al suo protagonista e portandolo a fare un percorso nuovo. Se l’idea di partenza è buona, lo sono anche le altre che contribuiscono a rinnovare l’immaginario intorno a lui. Così si mette a riposo la sua vecchia squadra, i 5 cicloni, spiegando che sono impegnati in altre missioni. E si affianca a Po una nuova partner, un personaggio femminile, una scaltra e abile volpe, Zhen (doppiata da Awkwafina, la rapper americana di origini cinesi e coreane che era stata la rivelazione di Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli), dai riflessi più ambigui e sfaccettati. E, soprattutto, sceglie per Po un nemico molto interessante: è la Camaleonte, una strega che ha le sembianze di un rettile, ma che, come suggerisce il nome, è una mutaforma. Un cattivo infido e temibile.
La Camaleonte (che ha la voce di Viola Davis nella versione originale) riesce a dare un’impronta notevole al film. È un cattivo al femminile, e dà due opportunità di sviluppo. Da un lato permette alla storia una continua serie di svolte e di sorprese, e di giocare con la percezione di Po e anche dello spettatore. La Camaleonte infatti può essere chiunque, celarsi dietro qualsiasi sembianza. Parallelamente, questo permette una grande fantasia e libertà all’animazione, capace di stupire con una serie di personaggi straordinari e “larger than life”, più grandi della vita.
Tutto questo è condito da un ritmo altissimo, un’azione serrata, che spesso si combina con una serie di gag comiche e slapstick. Così come gli scenari puntano sempre di più all’effetto meraviglia. La città di Juniper, ad esempio, è uno degli scenari più grandi e ricchi di particolari costruiti per un film della saga, ed è costruita con una ricchezza di particolari che colpisce. Così come è ricchissimo il cast dei personaggi di contorno. Kung Fu Panda continua a divertire grazie al sentimento del contrario: un personaggio calmo e pacioso, e goloso, capace di diventare un guerriero fortissimo. “Il cambiamento non è sempre un male”, allora. E il cambiamento di Po permette alla saga di Kung Fu Panda di rinnovarsi ed essere ancora interessante.
di Maurizio Ermisino
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