“I’ve seen the future and it will be. I’ve seen the future and it works”. Lo cantava Prince nella prima canzone della colonna sonora di Batman. Qui ci sono altre canzoni, altri supereroi, ma è della capacità di vedere nel futuro che si parla. In Madame Web, il nuovo film tratto dal mondo Marvel, nelle sale italiane dal14 febbraio, Cassandra Webb, per tutti Cassie, apre uno di quei biscotti della felicità cinesi e trova la scritta “you will…”, “tu farai…”. È il segno che la stampante di quel ristorante cinese è rotta. Ma è anche segno di qualcosa di più. Cassie avrà il potere di guardare nel futuro, anticiparlo, cambiarlo. Se, come sappiamo, nel mondo Marvel da grandi poteri derivano grandi responsabilità, in questa storia quando si sente la responsabilità si sentirà anche il potere. È quello che accade alla protagonista, eroina e leader di una squadra tutta al femminile.
Madame Web è la storia delle origini di una delle eroine più enigmatiche dei fumetti Marvel. Cassandra Webb (Dakota Johnson) è un paramedico di Manhattan con poteri di chiaroveggenza. Costretta a confrontarsi con alcune rivelazioni del suo passato, stringe un legame con tre giovani donne destinate a un futuro straordinario ma che dovranno sopravvivere a un presente pieno di minacce.
Siamo a New York nel 2003, nell’aria risuona Toxic di Britney Spears (canzone che era al centro anche di Promising Young Woman di Emerald Fennell) e ci sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo, agli anni Novanta e i primi Duemila, quando – prima dello Spider-Man di Sam Raimi e i grandi film della Marvel – i film di supereroi erano un po’ goffi e grossolani. Per le immagini, la scrittura, anche certi effetti speciali, Madame Web è un po’ così, e ci si chiede se sia una cosa voluta o involontaria, e se un film ambientato nel 2003 debba per forza essere girato come nel 2003.
Madame Web è un film da mal di testa, ma con un suo fascino. È un film dove il tempo slitta continuamente avanti e indietro, a volte di tanto, a volte di pochi minuti. È come uno di quei thriller sulle premonizioni, ma con momenti d’azione serrati e un montaggio concitato e tachicardico, in cui ogni scena è spezzettata, frammentata, rimontata. Nel prologo, e nell’intermezzo che anticipa il finale, ambientati in Perù, si scivola anche nel vecchio cinema d’avventura. Ma è un attimo. Madame Web è un cinecomic vecchia maniera, forse fuori tempo massimo.
È interessante vedere però Dakota Johnson, che era la Anastasia Steele di 50 sfumature di grigio, provare a liberarsi dall’immagine di quel personaggio che l’ha resa famosa, e reinventarsi eroina d’azione. Mora, senza trucco, con i capelli scuri, poco luminosi, con addosso la tuta da lavoro o i jeans e una giacca in pelle, l’attrice prova a tuffarsi in un nuovo mondo. A tratti, nel look più che nell’indole, ci ricorda un’altra eroina Marvel, Jessica Jones, un altro supereroe senza tuta. E infatti il regista del film, S. J. Clarkson, aveva diretto proprio quella serie. Ma a piacere è tutto il cast al femminile: le tre ragazze che faranno squadra con lei sono Celeste O’Connor, Isabela Merced e soprattutto Sydney Sweeney, lanciatissima come next big thing di Hollywood dopo la serie Euphoria e il film Tutti tranne te. Ed è interessante ritrovare, nei panni del villain del film, Tahar Rahim, che avevamo conosciuto tanti anni fa nel film Il profeta.
In questo singolare film di supereroi, per gran parte del film l’unico personaggio in tuta da supereroe è lui, una sorta di uomo ragno cattivo e nero, che però non è Venom. Per quasi tutto il film, infatti, le eroine non hanno alcun travestimento e, quasi fino alla fine, non hanno nemmeno superpoteri. È chiaro: è un’origin story. Ma aver tenuto in serbo l’immagine delle eroine fino alla fine significa che si pensa di far continuare questa storia. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, dicevamo. E anche “quando sentirai la responsabilità sentirai il potere”. Che arriva, ed è molto diverso dai salti e dalle tele dell’uomo ragno, e anche dal suo senso di ragno. È un sesto senso per il futuro. E la capacità di raggiungere le persone con una “rete” (web significa proprio questo) che non sono le classiche tele, ma un’energia in grado di muovere e unire.
Così assistiamo a un curioso film in qualche modo legato al mondo e alle atmosfere di Spider-Man, ma in cui non ci sono Peter Parker, Zia May o il Daily Bugle, e neanche Mary Jane o Gwen Stacy. È un mondo connesso a quello, ma è un altro. È una storia di una donna senza legami che finisce per trovarli, una donna senza madre e senza figli che trova delle figlie che sono senza genitori. E che sembrano fatte apposta per stare con lei. Madame Web, in questo senso, sembra la conferma di una nuova tendenza a Hollywood: dopo aver lanciato con decisione storie di eroine al femminile, con The Marvels e questo film il cinema americano sembra voler puntare sui team di donne, su storie di solidarietà al femminile, di sorellanza. È una tendenza da seguire con interesse. Da come è costruita questa storia, sembrerebbe di essere solo all’inizio. Vedremo se continuerà. Come dice alla fine del film Madame Web, finalmente con il suo costume di scena: “sapete qual è la cosa migliore del futuro? Che non è ancora accaduto”.
di Maurizio Ermisino
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