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Argylle – La super spia: James Bond, ti prendiamo in giro ma ti vogliamo bene

Argylle – La super spia: James Bond, ti prendiamo in giro ma ti vogliamo bene

Più grande è la spia, più grossa è la bugia”. È questa la frase chiave di Argylle – La super spia, il nuovo film di Matthew Vaughn, prodotto da Apple e in arrivo al cinema il 1 febbraio, distribuito da Universal. Ma un’altra delle chiavi del film l’ha spiegata in questi giorni proprio Vaughn, uno che di spie se ne intende, come dimostrano i suoi vari Kingsman. “Come ho già ammesso, sono colpevole di aver creato belle spie con tagli di capelli grandiosi e abiti dal taglio meraviglioso. In realtà, se sei una spia, è una cosa piuttosto stupida da fare. Sarai il tizio che tutti notano appena entra in una stanza. Una buona spia dovrebbe essere la persona che meno ti aspetti. Ed è di questo che parla Argylle. È come ha detto Roger Moore di James Bond, che tipo di spia entra in una stanza e tutti conoscono il suo nome e cosa gli piace bere? È ridicolo. Ci stiamo divertendo a distruggere questi cliché”. E Argylle – La super spia, è proprio un film che gioca con il mito di James Bond e delle spy story: li destruttura e li ricostruisce in un immaginario nuovo. È un film da seguire con la testa, perché è un gioco intelligente, e con gli occhi, perché è un turbinio di situazioni.

My First My Last My Everything di Barry White risuona in una sala da ballo. In scena c’è un agente segreto, Argylle: è Henry Cavill, il Bond che non è mai stato e mai sarà. Ad attenderlo c’è Lagrange, impersonata da Dua Lipa, con i capelli biondissimi, una sorta di Bond Girl, o la sua caricatura. Dopo un trascinante ballo insieme, i due scoprono di essere su sponde opposte della barricata. Uno cerca di uccidere l’altro e si sfidano in un inseguimento lungo le stradine di un’isola della Grecia. Tutto è eccessivo, iperbolico, tutto sembra finto. E presto scopriamo perché: quella che stiamo seguendo è proprio una storia di finzione. È un romanzo di spionaggio, il nuovo libro dell’acclamata scrittrice Elly Conway, impersonata da una paciosa Bryce Dallas Howard. L’autrice sta per finire la sua ultima opera, ma non riesce a trovare un finale giusto alla storia. Mentre, per quanto riguarda le vicende di Argylle – La super spia, siamo solo all’inizio…

Tra i molti colpi di genio di Argylle – La super spia c’è quello di far partire a tutta velocità la storia con due attori affascinanti e avvenenti, e molto, molto appariscenti. Per poi farci capire dopo qualche minuto che… non sono i protagonisti della storia. Già, come dicevamo prima, le spie sono quelle che non si notano. Il film di Matthew Vaughn nasce proprio per ribaltare certe situazioni dei film di Bond. E, nel farlo, ribalta spesso anche le nostre convinzioni. È più film in uno. In tutta la prima parte siamo dalle parti di Vero come la finzione, il film di Marc Forster del 2006, o anche dalle parti di qualsiasi film di Charlie Kaufman. Tanto che Argylle potrebbe essere una versione mainstream di un suo film. Si parla infatti, di creazione dell’opera d’arte, di scrittura, e del rapporto tra autore e personaggio. In qualche modo, la prima parte di Argylle è molto pirandelliana.

Ma, si sa, una spia sa celarsi bene dietro un’altra identità. E così accade in questo film che, proprio quando credi di aver capito di cosa si tratti, fa cadere un altro travestimento e diventa ancora qualcos’altro. E, in quanto omaggio e rilettura di tutti gli spy movies, va a insinuarsi tra le pieghe di altri film e serie, come The Bourne Identity e la recente Citadel. Si parla di identità, di memoria, cose fondamentali per una spia. Ma, in fondo, anche per ognuno di noi. Quelli che siamo oggi siamo davvero noi, o siamo diventati qualcun altro per tutta una serie di ragioni? Il nostro vero io deve prima o poi tornare fuori? Domande che riguardano tutti, anche se sembra che un film come questo ci riguardi poco.

Ed è proprio questo il bello. Il bello, ovviamente, è anche venire continuamente spiazzati, con una serie di colpi di scena e cambi di campo di cui il film forse abusa un po’ troppo, ma che sono il sale di un gioco di spie. Tutto il film è una presa in giro di questo mondo, ma di quelle che in fondo lasciano trasparire un grande amore e una grande ammirazione per chi li ha creati, da Ian Fleming a John Le Carrè. Ad esempio, in alcuni momenti – giocati in un continuo e velocissimo montaggio tra realtà e finzione – Vaughn si fa beffe dell’apparente facilità d’azione delle spie nei film, e le condisce con una musica disco che si discosta dalla solennità che siamo soliti legare a certe scene.

In quello che è un gioco, Matthew Vaughn muove le sue pedine sulla scacchiera, e i suoi attori stanno al gioco. Henry Cavill così diventa la caricatura di un’agente segreto, e Dua Lipa (scintillante nei suoi capelli biondi e il suo abito dorato) quella di una Bond girl. Ma a sorprendere sono i veri protagonisti della storia: Bryce Dallas Howard è la scrittrice solitaria e misantropa che, nel corso del film, dimostra di avere più di un volto. E l’attrice qui è davvero sorprendente. Accanto a lei c’è l’antieroe per eccellenza, Sam Rockwell, anche lui versatile e sfaccettato. Argylle – La super spia è cinema intelligente, spiazzante e di grande intrattenimento. Dimostra che un altro cinema di spionaggio è possibile oltre a quello di James Bond. Ma anche che, pur prendendolo bonariamente in giro, a James Bond vogliamo tutti un gran bene.

di Maurizio Ermisino

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