Al Lido l’ex Miss Italia sfila sul red carpet per partecipare all’anteprima di Priscilla di Sofia Coppola. Il futuro è tra conduzione, teatro e fiction.
In autunno tornerà al timone di Pole Position, programma di economia di Business 24 Tv, mentre a febbraio la ritroveremo a teatro con Cose di ogni giorno e di nuovo nella fiction Una famiglia perbene 2 per Canale 5. Nel frattempo Denny Mendez si gode qualche giorno alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, sfila sul red carpet all’anteprima di Priscilla di Sofia Coppola e si concede a una piacevole chiacchierata. “All’inizio la mostra mette sempre un po’ paura, sono tutti tesi, c’è tutto questo eccitamento inziale, io invece ho bisogno di ritagliarmi i miei momenti di calma”, ci racconta nel corso dell’intervista che diventa l’occasione per parlare di impegni futuri, cinema e diritti.
A Cannes nel 2022 hai portato Diversamente, un cortometraggio sui diritti LGBTQ+ dimostrando ancora una volta la tua dedizione alla lotta per i diritti civili. Da dove viene questa urgenza?
Nasce da me e dalla mia pelle, è qualcosa che sento fortemente, è nelle mie origini, nelle mie radici, ma la battaglia è nella normalità quotidiana perché ho dovuto affrontarla sin da piccola. Cerco progetti che sappiano trattare alcune tematiche anche in maniera ironica, perché credo che determinati argomenti per essere più efficaci non vadano appesantiti. Sono molto curiosa di vedere il film di Matteo Garrone, per trattare certi temi ci devi stare dietro, studiarli, vederli, viverli. Da donna con una figlia vorrei capire in che modo e che linguaggio viene usato per promuovere questo tipo di tematiche.
Che posto occupa il cinema nella tua vita?
Non ho ne ho fatto tanto, ma sto corteggiando alcuni registi, mi piace molto Luca Guadagnino perché ha un’apertura e uno sguardo internazionali, basta vedere cosa ha fatto con Zendaya, che ormai è diventata una star. Mi affascina tutto ciò che sia in grado di raccontare un cinema di inclusione, storie legate al sociale; amo le biografie e sono curiosa di vedere Priscilla. Sono attratta dalla vita dei grandi personaggi femminili, il mio sogno è interpretare una first lady con tutte le sue sfaccettature, la sua forza, la capacità di mantenere gli equilibri. Mi ha affascinato molto ad esempio il documentario su Jacqueline Kennedy (n.d.r Jackie O), che ripercorre tutte la tappe fondamentali della sua vita, da ragazzina ad appena diciotto anni, a donna.
Quante volte è capitato che ti venissero proposti dei ruoli in linea con determinati cliché?
All’inizio spessissimo, ma oggi sono un po’ più matura per dire di no e sto più attenta alle scelte che faccio: ho una responsabilità anche verso altre persone, come mia figlia. Spero che per le nuove generazioni sia tutto più semplice e immediato, meno pesante e più naturale. Quando accetto un ruolo sono quasi sempre d’accordo con l’idea del regista e la porto fino in fondo, ma bisogna parlarne perché non è solo questione di cliché, è anche importante capire come verrà usata la tua immagine. Una volta ad esempio sul set di una fiction il regista voleva convincermi a girare una scena con il classico stereotipo della donna nuda, ho dovuto dire no, a livello di storia quella scena non serviva. Bisogna riconoscere quando si oltrepassa il limite.
Tornerai a breve con una nuova stagione di Pole Position, un programma di economia, territorio da sempre appannaggio degli uomini. Come hai fatto a conquistarti questo spazio?
Ci sono riuscita con la curiosità e la voglia di esplorare. Mi ritrovo spesso a intervistare i Ceo delle aziende, quasi sempre uomini a volte giovani e molto svegli, altre invece con la forfora e retrogradi. Quando si parla di cinema e di aziende in generale abbiamo a che fare con due mondi molto connessi: se dovessimo azzardare un parallelismo il Ceo è l’equivalente del regista sul set, deve gestire la propria attività esattamente come il regista. Il linguaggio utilizzato è effettivamente molto maschile, ma mi è anche capitato di intervistare delle donne; mi rendo conto che c’è ancora tanto da fare, mi sono spessa chiesta ad esempio perché quando certi ruoli sono affidati a donne sembra quasi venga fatto per dare un contentino, non per un’esigenza reale o semplicemente perché quella persona ha un suo percorso, ma solo per poter dire “abbiamo la nostra quota rosa”.
Ti muovi tra televisione, teatro e cinema. Con quale mezzo ti trovi più a tuo agio?
Mi servono tutti e tre perché sono molto versatile, ma se mi accorgo di non essere capace di qualcosa faccio un passo indietro; in generale mi piace questa contaminazione di linguaggi e ruoli perché la donna è così, racchiude tutto. Perché incasellarmi in una categoria? Quello della madre, che è per eccellenza il mestiere più difficile del mondo, deve contenere in sé tante cose e quindi perché non poterlo portare avanti anche lavorando?
Se potessi dare qualche consiglio alla ragazzina che quella sera del 9 settembre 1996 vinse Miss Italia che cosa le diresti?
Le suggerirei di avere tigna e personalità. C’è un video con tutta la giuria, da Mentana a Vespa, quando lo rivedo mi fa molto ridere: in una frase ho messo dieci ‘appunto’, quindi le consiglierei di avere più proprietà di linguaggio, ma soprattutto leggerezza, tenacia, voglia di conoscere, esporsi e prendersi i propri rischi, nel bene e nel male.
C’è qualcosa di cui ti penti?
La cosa di cui mi pento di più è di non aver avuto una guida, una persona cioè che mi sostenesse e credesse di più in me, ho sempre dovuto supportarmi da sola e contare sulle mie forze.
di Elisabetta Bartucca
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