Due personaggi, fatti di fuoco, arrivano in città, via nave. È Elemental City, metropoli fantastica dove personaggi costituiti da ognuno dei quattro elementi vivono insieme. Ma, in fondo, ognuno nel suo quartiere, interagendo poco con gli altri. Quei due fuochi hanno una bambina, aprono un negozio, che si chiama Il Focolare. E, quando quella bambina cresce, pensano di lasciare quel posto, il lavoro di una vita, a lei. È lo spunto dal quale nasce Elemental, il nuovo film d’animazione della Pixar, presentato fuori concorso al Festival di Cannes, come film di chiusura, in uscita al cinema il 21 giugno. È uno di quei film che definiscono un mondo di riferimento, con le sue regole, ci mettono dentro dei personaggi caratterizzati alla perfezione, e creano così una storia universale.
Ember, la figlia di quei due fuochi, è passionale, “fumantina”, non riesce a controllarsi e divampa, letteralmente, come si può immaginare da chi è fatto di fuoco. Ma pian piano matura, impara a gestire l’emozione, trova il suo autocontrollo. Il padre è convinto ad affidarle e il negozio, e la giornata decisiva, quella dei “saldi caldi”. Una tubatura, però, comincia a perdere acqua, e da lì sbuca un acquatico, Wade, un ragazzo sensibile, che si commuove facilmente. Dice di essere proprio un ispettore dell’impianto idrico, e fa una multa ad Ember e al suo negozio per irregolarità. Da lì i due cominciano a frequentarsi, prima per risolvere la questione, poi per altro. Perché è evidente che tra i due c’è attrazione. Ma sono così diversi. L’acqua spegne il fuoco. Il fuoco fa bollire ed evaporare l’acqua. È possibile per loro stare insieme?
Elemental è, a prima vista, il solito grande lavoro di fantasia da parte della Pixar. Che, lo andiamo dicendo da anni, prima della perfezione visiva ha dalla sua un’immensa creatività. E quindi prende i quattro elementi, li semplifica, e gioca con ogni occasione in cui può farlo per stupirci con tante piccole cose. Il fuoco si può spegnere con l’acqua, ma si può anche alimentare con l’ossigeno dell’aria, con il combustibile. Può divampare e diventare enorme. Il suo cibo, elementare, sono dei pezzi di legno. L’acqua, come sappiamo, non ha forma, e quindi può assumere qualsiasi forma voglia, anche rimpicciolirsi e passare dal buco di una serratura. E – come vediamo in alcune delle gag più divertenti – di acqua son fatte le lacrime: e così, quando gli acquatici piangono, le lacrime sgorgano copiose, come fiumi. Ma l’acqua è in fondo come un vetro, può far passare la luce, o ingrandire gli oggetti. L’aria è rappresentata sotto forma di nuvole, esseri che vengono facilmente attraversati dagli altri esseri o oggetti. Gli esseri d’aria giocano partite di uno sport simil basket senza neanche dover toccare terra, costantemente in elevazione. La terra è l’elemento degli esseri più concreti. Su di loro crescono l’erba, i fiori e le piante. E a loro piace fare anche le cose strane. L’espressione “cogliere le mele”, quando avrete visto il film, avrà un significato tutto diverso.
Ma, andando a fondo, Elemental è una bellissima metafora dell’integrazione che avviene oggi nelle metropoli, dove persone di diverse etnie, culture e tradizioni approdano per una vita migliore. Così facendo mantengono il più possibile le loro tradizioni, la loro identità, ma finiscono per perderne un pezzetto. Ma solo un po’. I loro figli, nati in quei posti nuovi, sentono le loro radici, sentono il legame con i loro genitori, ma sentono anche di avere una vita propria, le proprie inclinazioni, i propri desideri. La storia dei genitori con il loro negozio tradizionale, e dei figli che, uscendo dal loro guscio, trovano amori, identità, un talento nuovo l’abbiamo vista in molti film e telefilm. La Pixar ha scelto una via immaginifica e surreale per raccontare tutto questo.
Elemental è un Romeo e Giulietta in versione animata e surreale, sognante. Acqua e fuoco sono come Capuleti e Montecchi, e Ember e Wade, fino all’ultimo, sembrano essere chiaramente innamorati ma incompatibili. Si desiderano ma non si possono abbracciare, come Edward mani di forbice e Kim. C’è sempre, sfumato e appena sottinteso, un senso costante di pericolo ogni volta che un elemento si avvicina ad un altro. Elemental è anche un po’ un Ti presento i miei o Indovina chi viene a cena? con momenti più divertenti e leggeri. La musica di Thomas Newman (nella versione italiana con una canzone di Mr. Rain) rende tutto ancora più etereo e sospeso. Come scrivevamo qualche anno fa, la storia della Pixar è fatta di fortunate franchise (Toy Story, Cars) e di insoliti e geniali “pezzi unici”, come Wall-E, Up, Coco, Inside Out (anche se, l’abbiamo saputo, questa storia avrà un seguito), destinati a diventare opere d’arte. Elemental, che prende le leggi della fisica per farne poesia, è una di queste.
E, visto che si parla di sentimenti, prima di Elemental godetevi il cortometraggio d’aperura, L’appuntamento di Carl, che ci riporta ai personaggi di quel gioiello di Up. Al centro della storia c’è Carl, l’anziano protagonista di quella storia, e il cane Dug che, come ricorderete, ha un collare che “legge” i suoi pensieri e quindi in qualche modo parla. Carl accetta di incontrare un’amica, e si rende conto che ha detto di sì a un appuntamento: solo che, dopo anni senza uscire con una donna, si rende conto che non sa nulla di come funzionino. Il suo cagnolino prova ad aiutarlo, con esiti esilaranti. E molto, molto teneri.
di Maurizio Ermisino
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