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“After the Bridge” – La storia di Valeria Collina

“After the Bridge” – La storia di Valeria Collina

Un’esistenza segnata da un prima e un dopo: come spartiacque, la notte in cui un commando jihadista di cui fa parte il figlio uccide, armato di coltelli, 8 persone sul London Bridge: la necessità di trovare parole per rintracciare il filo di un possibile senso, per individuare colpe o possibili assoluzioni e auto-assoluzioni, una verità che ricomponga la crepa insanabile causata da un gesto di inaccettabile violenza. La storia della bolognese Valeria Collina, madre di Youssef Zaghba, uno dei tre terroristi degli attentati a Londra del 3 giugno 2017, diventa oggi un documentario, “After the bridge”, per la regia di Davide Rizzo e Marzia Toscano, che sarà presentato in anteprima nazionale il prossimo 10 giugno alla 19ma edizione del Biografilm Festival in programma a Bologna dal 9 al 19 giugno prossimi. Prodotto da Sayonara Film con la collaborazione di Rai Documentari e Al Jazeera e con il sostegno di Emilia-Romagna Film Commission e Doha Film Institute, il documentario segue il presente di Valeria e insieme il suo passato, ciò che è stato prima e dopo il ponte, scomponendone l’immagine in una molteplicità di rappresentazioni: la Valeria bambina nella Bologna che rivive grazie alle immagini in pellicola del Novecento provenienti da Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, la Valeria liceale e universitaria nei Super-8 del suo prezioso archivio privato, la Valeria contestatrice, femminista e animatrice del teatro povero di Grotowski, quella che, sulle assi di legno di un palcoscenico, incontra il suo futuro marito, un marocchino, decidendo di seppellire il suo passato per abbracciare la religione islamica con il nome di Khadija.

Ma c’è anche il suo inevitabile riflesso pubblico – ciò che emerge dalle interviste che i giornalisti, riversatisi in massa davanti alla sua casa sui colli bolognesi dopo l’attentato, le chiedono con insistenza, il suo dover giustificare, in qualche modo, una ulteriore identità, quella di “madre del terrorista”, così lontana da quella di madre di Youssef. Così, nello scollamento e nel rifrangersi caleidoscopico della sua rappresentazione e auto-rappresentazione, la voce di Valeria/ Khadija che arriva dalle registrazioni e da conversazioni durate anni segue il dipanarsi delle sue emozioni, dei suoi sentimenti, della necessità di ricomporre l’insostenibile lacerazione, in una sorta di terapia filmica che consenta, attraverso il racconto, di giungere a una nuova tappa della sua esistenza.

Biografia Valeria Collina
Valeria Collina nasce nel 1949 a Bologna, dove trascorre tutta la giovinezza assieme al padre, un ex partigiano comunista, e alla madre, che lavorava come artigiana costruendo fiori di stoffa. Valeria riceve un’educazione liberale, ispirata ai valori della solidarietà e dell’uguaglianza.Nel 1969 Valeria si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, dove inizia ad avvicinarsi al movimento studentesco partecipando alle lotte di quegli anni. Ben presto entra a far parte di un collettivo femminista con cui intraprende un percorso politico attraverso l’attività teatrale. Tra gli anni settanta e ottanta, Valeria abbraccia l’esperienza del “teatro povero” di Jerzy Grotowski e fa di tale attività la sua professione. Grazie al teatro, alla fine degli anni ottanta conosce il suo futuro marito, un uomo marocchino. Dopo un viaggio in Marocco compiuto insieme, Valeria decide di convertirsi alla religione islamica. Presto nasce la prima figlia e, dopo qualche tempo, il figlio Youssef. Dopo un primo periodo in Italia, la famiglia decide di trasferirsi in Marocco dove i figli crescono. Vent’anni dopo Valeria decide di tornare in Italia e si stabilisce in Valsamoggia, luogo d’origine dei suoi genitori che le hanno lasciato una piccola casa in eredità. Nel frattempo suo figlio Youssef decide di abbandonare gli studi per un anno per fare delle esperienze all’estero, e si trasferisce a Londra. Improvvisamente, il 3 giugno 2017, la vita di Valeria viene sconvolta dalla morte di suo figlio, uno degli autori dell’attentato di stampo jihadista sul London Bridge. Quarantotto ore dopo l’attentato, una volta resi noti i nomi e i volti di tutti gli attentatori, la piccola casa di Valeria sulle colline della Valsamoggia viene assalita dalle troupe televisive di tutto il mondo. Valeria rinnega pubblicamente l’azione del figlio, rifiutandosi di partecipare al suo funerale. Attualmente Valeria vive in Italia e ha ripreso la sua attività teatrale scrivendo e interpretando uno spettacolo teatrale dal titolo “L’Isola”.

 

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