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Inseparabili (Dead Ringers): Rachel Weisz è doppia, e irresistibile, nella serie tratta dal film di Cronenberg

Inseparabili (Dead Ringers): Rachel Weisz è doppia, e irresistibile, nella serie tratta dal film di Cronenberg

Sweet Dreams Are Made Of This” recitano le parole, quelle della famosa canzone degli Eurythmics, che aprono Inseparabili (Dead Ringers), rivisitazione in chiave contemporanea del thriller di David Cronenberg del 1988 con Jeremy Irons, mentre scorrono le immagini del luogo di lavoro delle protagoniste, la clinica per le nascite Mantle, resa sotto forma di diorama. Inseparabili vede Rachel Weisz nel doppio ruolo di Elliot e Beverly Mantle, due gemelle che condividono tutto: droghe, amanti e un desiderio sfacciato di fare tutto il necessario – anche spingersi oltre i confini dell’etica medica – nel tentativo di sfidare pratiche antiquate e portare in primo piano l’assistenza sanitaria alle donne. Inseparabili, con tutti i sei episodi, è disponibile dal 21 aprile in esclusiva su Prime Video.

Al centro della storia c’è una Rachel Weisz doppia, come lo era il Jeremy Irons al centro dell’indimenticabile film di Cronenberg, Inseparabili. L’attrice è bravissima nel tratteggiare due gemelle identiche, ma che non potrebbero essere più distanti una dall’altra. Una porta i capelli sciolti, mangia avidamente, in continuazione, e non smette mai di parlare, neanche quando mangia. “I’m the funny one”, “sono quella divertente”, dice a un uomo che le approccia in un ristorante. È sfrontata, estroversa, ama ballare sfrenata, ama fare sesso, altrettanto sfrenata. Impossibile non restarne conquistati.

L’altra Rachel Weisz ha i capelli raccolti, i modi compiti, eleganti. È timida, trattenuta, è tutto contegno. E si porta con sé il lavoro anche quando esce la sera. È l’idealista, quella che vuole una clinica non per il proprio successo ma per migliorare la condizione delle donne. Impossibile non restare conquistati anche da lei. Apparentemente fredda, cova dentro di sé passione e desiderio. E lo dimostra quando incontra una giovane donna, una sua paziente, per cui prova una forte attrazione. E forse amore. Qualcosa che rischia di rompere l’equilibrio sottile che tiene in piedi il rapporto con la sorella gemella. Elliot e Beverly sono lo yin e lo yang, opposte e complementari, forse incapaci di stare l’una senza l’altra. Si scambiano anche identità e ruoli sul posto di lavoro, come quando si tratta di vedere l’utero bellissimo, mai visto prima, di una paziente.

Dal film di Cronenberg alla serie rimangono i punti di partenza: due gemelli e il loro rapporto morboso, il loro lavoro nel campo della ginecologia. Ma virando la storia al femminile, cambia completamente il punto di vista, la chiave di lettura. Nel film di Cronenberg c’era un interesse maschile verso il corpo femminile, un interesse che era estetico e professionale insieme. I due gemelli Mantle cercavano la “bellezza interiore”, che non era intesa come sentimento, ma, letteralmente, la bellezza degli organi interni. Qui il punto di vista è femminile: la ginecologia, quindi, diventa la procreazione, la maternità, la nascita. Le gemelle Mantle vogliono provare a cambiare il modo in cui le donne mettono al mondo i bambini. E tutto questo viene raccontato, soprattutto nel primo episodio, con una serie di scene legate al parto che sono molto forti, realistiche e che, come ci avvisa in primis Prime Video, rischia di urtare la sensibilità di molte persone. Si tratta di momenti duri, ma che hanno un senso.

Il dualismo insisto nel rapporto tra le due gemelle Mantle è anche quello che caratterizza la nuova serie Prime Video, creata e scritta da Alice Birch, che è una serie duale, scissa, schizofrenica. Dead Ringers alterna momenti brillanti, costellati di un humour sottile, a momenti dolorosi, momenti estremamente sexy ad altri grotteschi, altri realistici al limite del disturbante. Si resta incollati allo schermo consapevoli di stare assistendo a qualcosa di forte, di importante, ma si resta anche piuttosto spiazzati ogni volta che la serie cambia direzione, tono, ambiente. La regia (Sean Durkin ha diretto i primi due episodi e ha co-diretto l’ultimo episodio, gli altri registi sono Karyn Kusama, Karena Evans e Lauren Wolkstein) e la fotografia mantengono il tono freddo del classico di Cronenberg ma a tratti lo accendono con tinte forti, come il rosso.  Dove il film di Cronenberg era freddo, cerebrale, estetico, la serie è più calda, dura, realistica e vicina alla vita delle persone.

Rachel Weisz, che è anche produttrice della serie, in un doppio ruolo estremo, coraggioso, non perde assolutamente nulla della sua sensualità, anzi la porta a un livello ulteriore. Che sia sfrenata o contenuta, come vuole il copione, come prevede il ruolo, ha il sorriso arcaico di cui parlava Henri-Pierre Roché in Jules e Jim, ha quell’enigmaticità della Monna Lisa di Leonardo. Il suo è un volto così perfetto che sembra creato da un artista.

In Inseparabili, in primo piano, c’è lei. Che vuol dire che ci sono le gemelle Mantle, le loro vite, le loro passioni, le loro battaglie. Ma sullo sfondo, uno sfondo che a tratti arriva prepotentemente in primo piano ci sono le vite di altre donne: i loro sogni, le aspirazioni, le frustrazioni. Tutto, dall’inizio alla fine della serie, è molto intenso. Non abbiamo ancora deciso se ci è piaciuta o no. Ma è qualcosa che non lascia certo indifferenti.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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